Loading...

Area riservata

Newsletter

Nome:
E-mail:

Link

Siti amici, partners o semplicemente di interesse che vi segnaliamo. Accedi
 3 visitatori online

Una teoria per i tributaristi

Questo sito vuol contribuire a una teoria della tassazione, conciliando quella ragionieristica attraverso le aziende con quella valutativa attraverso gli uffici. Pur cercando di essere comprensibile da tutti, parte da aspetti facilmente inquadrabili dagli operatori del settore. www.giustiziafiscale.com   si rivolge invece direttamente agli opinion makers e agli esponenti della pubblica opinione. Sull'organizzazione sociale in generale www.organizzazionesociale.com

Home Tassazione societaria aziende, in ordine sparso al macello
aziende, in ordine sparso al macello PDF Stampa E-mail
Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 06 Luglio 2011 14:57

Le disposizioni della recente manovra confermano alcune linee della tassazione attraverso le aziende , che mettiamo in luce su questo sito , a proposito di questi poveri ingenui esattori del terzo millennio. La tendenza che si conferma è quella secondo cui l'italia è uno splendido paese per gli imprenditori, ma un

pessimo paese per le aziende, intese come istituzioni spersonalizzate, gruppi sociali che non votano, e che possono essere il capro espiatorio di tutte le nefandezze che l'opinione pubblica non riesce altrimenti  a spiegarsi. Con l'imprenditore si va a cena, all'imprenditore si chiedono favori, all'azienda no! E' un luogo strano , dove i conti tornano sempre alla lira, con quel dare e quell'avere sempre in pareggio, possibile mai? No c'è qualche trucco , sicuramente imbrogliano! Poi hanno i soldi, e nel loro business istituzionale sono perfide con clienti , risparmiatori, consumatori, lavoratori , ambiente e allora perchè non dovrebbero essere loro il capro espiatorio di cui la gente ha bisogno davanti ai malesseri di una tassazione squilibrata?. Quindi le aziende prima fanno gli esattori del terzo millennio, e poi si beccano pure i controlli sulle contestazioni interrpretative, inferno del dichiarato e gli inasprimenti fiscali come quelli ultimi. Le aziende "non mangiano" e quindi non possono prendersi neppure la consolazione di evadere. Però l'imprenditore mangia, e se vuole può evadere.. anche per questo fa rimanere l'azienda abbastanza piccola da poter agire sott'acqua a tutti i livelli, nel paese in cui il legislatore, che poi è lo specchio dell'opinione publica, è il primo a seguire la massima secondo cui 1) siamo il paese dalle mille leggi temperate da una pressochè generale inosservanza e 2) è più facile ottenere un perdono che un permesso. La possibilità di agire indisturbati nell'ombra continua ad essere la grande soluzione "italian way" e i cilici fiscali su quanto avviene alla luce del sole spingono in questa direzione. Nel frattempo le aziende sono balbuzienti , ognuna persa dietro gli affari suoi, perchè fuori dal business ognuna è di una ingenuità disarmante, timorosa, incapace di capire che la sua situazione particolare dipende da come sono viste le aziende in generale. Invece eroga parcelle milionarie sulle proprie pratiche specifiche a consulenti "macchine da soldi" invece di dedicare pochi spiccioli a sostituirsi al fallimento dell'accademia nello spiegare il ruolo sociale delle aziende. Gli sta bene, inferno del dichiarato, limiti al riporto delle perdite ...l'azienda balbuziente è la vera vacca da mungere, sia per il fisco sia per i consulenti. Forse gli sta bene!!!.  O meglio sta bene ai manager che la dirigono...nella misura in cui sono "narrow minded" e pensano solo al compito della propria azienda, senza preoccuparsi del contributo che le aziende devono dare all'organizzazione sociale, e di quello che l'organizzazione sociale deve dare all'azienda. Ognuno dice "beh...io tengo la contabilità di una società venditrice di cioccolatini, o di pantaloni, o di mobili per ufficio, o di automobili, o di viaggi ferroviari o aerei...Senza preoccuparsi che senza coesione sociale, senza condivisione di concetti, la società si disgrega, e anche il mercato dei cioccolatini e delle altre merci, il "particulare" dell'azienda, entrerà in crisi.

Commenti

avatar Giuseppe Gargiulo
0
 
 

Le  aziende  "rigide  ed affidabili in termi i aministrativi"  di cui parli  tu, Raffaelo,  che omettono di far sentire la loro voce contro " l'inferno del dichiarato"' , ho la sensazione che in Italia nin siano  molte.  Da noi  si contano circa 4.2 milioni di imprese e la media di addetti per impresa è 3.8 . La distribuzione delle imprese per settore e per classe di addetti rivela che la maggior parte delle "partite IVA", imprese con il solo imprenditore, sono nel settore dei servizi e che circa il 95% del totale delle imprese non supera i 10 addetti. Nell’industria, gli addetti sono distribuiti in modo uniforme tra le varie classi dimensionali, a parte la classe 10-19 che "scompare" probabilmente per effetto dell’articolo 18, e circa la metà degli addetti sono impiegati in imprese con meno di 10.
In termini di concentrazione proprietaria,  e' importante ricordare che la quota media del primo azionista è pari al 67%, la quota media dei primi tre azionisti è il 92%, il numero mediano di azionisti è 3. La concentrazione è quindi elevatissima e per giunta molto stabile: le cifre sono pressochè invariate nei vari anni oggetto di osservazione I controllanti sono persone fisiche nel 51% dei casi. 

Mutuando il titolo di un non recentissimo, ma ancra attuale,  studio di  Marcello Bianchi e Magda Bianco (del novembre 2006),si potrebbe scrivere   "Proprietà e controllo delle imprese in Italia. Alle radici della diffusa evasione della nostra ecomomia " 

Infatti, e' noto che  lesocietà non quotate italiane sono caratterizzate, nella loro stragrande maggioranza, da una forte chiusura e staticità degli assetti proprietari e di controllo, senza  alcuna separazione effettiva di ruoli e responsabilita' tra management e propieta,  e senza quindi che possano operare efficacemente, all'interno della organizazione aziendale, quei meccanismi di controllo amministrativi che rendono  ragionevolmente affidabile il sistema di rilevazione contabile della ricchezza. Ma se non si puo' fare ragionevolmente affidamento, in queste situazioni proprietarie concentrate, sul corretto e fedele funzionamento del sistema di rilevazione contabile  della effettiva ricchezza prodotta dalla azienda, viene da domandarsi come possa poi funzionare un sistema fiscale che pretende di tassare, nella sua fisiologia,   diversi milioni di imprese di fatto individuali (anche quando organizzate dandosi la vetse esteriore della impresa societaria) facendo  affidamento proprio sulla fedelta' delle rilevazioni contabili?   E' da questa scelta di fondo  errata che poi nasce la pantomimia dei controlli all'italiana e delle novita' normative dell'ultima ora che si inseguono freneticamente da 30 anni  senza arrivare mai ad alcun risultato macroeconimicam ente aprezzabile in termini di ri-distribuzion e del gettito  (che da30 anni arriva sempre dalle solite categorie note di contribuenti) e l'evasione che si attesta semprea su cifre da record.
Se si vuole mantene la tassazione analitico contabile per tutte le imprese ( sul mito della capacita' contributiva millimetrica) allora ci sono solo due alternative:   o si costruisce un fisco   capace di  stimare la attendibilita' e le congruita' dei redditi dichiarati su larga scala (operazione non facile a mio giudizio)  ovvero si accetta la tracciabilita' completa dei flussi finanziari e la trasmisione automatica al fisco dei  saldi finanziari di tutti i contribuenti ( non per misurare il reddito attarverso la analisi di milioni di conti correnti, ma per far sapere a tutti che il fisco lo puo' fare agevolmente, spece ove il sistema informatico segnali che i saldi finanziari e loro vaiaziomi annuali non sono coerenti con i redditi ufficali che si dichiarano).
Per postare commenti o rispondere è necessario loggarsi.
 

Copyright © 2009 Fondazione Sudi Tributari | Tutti i diritti riservati | CF/P.IVA 97417730583

PixelProject.net - Design e Programmazione Web