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Una teoria per i tributaristi

Questo sito vuol contribuire a una teoria della tassazione, conciliando quella ragionieristica attraverso le aziende con quella valutativa attraverso gli uffici. Pur cercando di essere comprensibile da tutti, parte da aspetti facilmente inquadrabili dagli operatori del settore. www.giustiziafiscale.com   si rivolge invece direttamente agli opinion makers e agli esponenti della pubblica opinione. Sull'organizzazione sociale in generale www.organizzazionesociale.com

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Post permanente di presentazione: un sito tecnico-sistematico sulla tassazione attraverso le aziende PDF Stampa E-mail
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Di fronte alla tassazione c'è oggi un disorientamento generale, assente nei secoli passati in cui tributi elementari erano applicati senza bisogno di un diritto tributario, solo con le conoscenze economico-giuridiche generali, un pò di conoscenza legislativa ed esperienza del settore. Allora come oggi le tasse si pagavano quando qualcuno le chiedeva, solo che oggi lo stato chiede alle aziende di richiederle ai loro sostieni_la_Fondazione_Stude_triscollaboratori e ai loro clienti, rendendo di colpo necessaria una teoria, per coordinare questa modalità ragionieristica di determinazione della ricchezza, con la tradizionale modalità valutativa attraverso gli uffici tributari. Questa teoria non è venuta per vari motivi , troppo lunghi e complessi, per essere riassunti in una "home page" appetibile, ma riconducibili a una crisi interna del diritto come scienza sociale diretta allo studio delle istituzioni (chi volesse approfondire veda queste riflessioni, in progress, stralciate da un manuale in costruzione).  Fatto sta che si è prodotto, in materia di tassazione, un grande vuoto rispetto all'altra scienza sociale, che studia la produzione e gli scambi, cioè l'economia. Per cercare di colmare questo vuoto tra economia e diritto bisogna agire simultaneamente su più fronti, cioè

logoGiustiziafiscale31) far capire all'opinione pubblica qualificata, alle classi dirigenti, la tassazione attraverso le aziende, ed i problemi da gestire dove le aziende non arrivano, e a questo scopo abbiamo lanciato il sito giustiziafiscale.com, e possiamo far scaricare da questo sito, come primo riferimento, il volumetto, tassazione aziendale in cerca di identità, dove "aziendale" significa "attraverso le aziende". Comunque ulteriori indicazioni  e riflessioni  sulla tassazione attraverso le aziende, ed i problemi dove esse non arrivano, si trovano nell'ultimo capitolo di organizzazione sociale e scienze sociali, anche lui scaricabile da questo sito, secondo il link che precede.

2) valorizzare le riflessioni delle decine di migliaia di operatori della fiscalità, non solo professionisti, ma soprattutto funzionari dell'agenzia delle entrate e militari della GDF, dando una cornice sistematica alla loro operatività, cosa che facciamo su questo  sito e su Dialoghi tributari. Ecco le ragioni di aver affiancato a questo sito quello di giustizia fiscale dove si parla direttamente di questioni di sistema, senza la mediazione dell'operatività professionale. In questo sito, oltre che riportare i più recenti post di ordine sistematico, con qualche duplicandone delle news vista l'area di sovrapposizione tra i due siti. In questo si depositeranno, nel tempo,  le riflessioni tecniche, in chiave sistematica, e su giustizia fiscale quelle direttamente sistematiche.   Ma i tecnici devono sapere che, se la società , l'opinione pubblica qualificata, non avrà una idea della tassazione attraverso le aziende, sarà perfettamente inutile parlare di abuso odel diritto, transfer price, costi blacklist o iva intracomunitaria.  Se i tecnici risolveranno le incertezza dell'opinione pubblica sul quadro generale, allora avranno una delega sugli aspetti particolari. Altrimenti la tassazione attraverso le aziende imploderà, sia sui tecnici, sia sull'opinione pubblica.

 

 
Robot tax : hanno un senso le imposte luddiste? PDF Stampa E-mail
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Tax & Media
Scritto da Raffaello Lupi   
Lunedì 23 Settembre 2019 07:39
 
 
Una buona cornice di  un convegno come questo potrebbero essere i collegamenti tra “automazione”, via via sempre più evoluta,  e “intelligenza artificiale”. Né per dilungarsi su quanto essa restituisca, rielaborata da sistemi esperti, una massa di informazioni immesse dagli uomini. Non è neppure il caso di soffermarsi sulla scienza come mito, nuova metafisica dove l’uomo ricrea il pensiero, la mente, in prospettiva i valori, in pratica se stesso ( 1 ). Anche l’intelligenza artificiale è una “fonte di senso”, che non rileva in sé, ma per il numero di gente che “ci crede”, come ha fatto per tante altre fonti di coesione sociale.
 
Abbandoniamo queste prospettive metafisiche, passando al gretto piano economico-tributario, della costruzione della “catena del valore”, e della sua tassazione. Bene, qui l’intelligenza artificiale equivale ad un macchinario come gli altri, dalla ruota al telaio meccanico. In altri termini, essa aiuta a produrre di più a costi più bassi, imponendo però alla modalità produttiva alcuni condizionamenti di cui dirò subito. Prima di tutto, come tutti i macchinari e gli impianti, anche l’intelligenza artificiale “costa”, perché è frutto di ricerche scientifico-tecnologiche.
 
Il reddito di quelli che “inventano” o “sviluppano” l’intelligenza artificiale viene sottratto dal (maggior) reddito prodotto da quelli che la utilizzano per la produzione, andando al consumo. E’ una “filiera del valore” che in molti settori oggi si sposta sulla ricerca e sulla tecnologia rispetto alla fase della produzione. Quest’ultima tende insomma a essere una “commodity”, a basso valore aggiunto, rispetto ad altre produzioni, come quelle alimentari, dei prodotti per la persona, o dei trasporti, in cui il ruolo della prestazione materiale resta molto importante, anche se gli inserimenti di intelligenza artificiale sono notevoli (fino all’aereo che grazie all’intelligenza artificiale decide di precipitare nonostante il parere contrario dei piloti!). In ogni filiera produttiva, insomma, si autoproduce una particolare divisione del valore aggiunto tra le varie funzioni che vi contribuiscono, produzione, commercializzazione, marketing, e l’intelligenza artificiale può variamente inserirsi in tutte queste, mentre non mi sembra possa considerarsi una funzione come tale (modifica tutte le funzioni, ma non è essa stessa una funzione).
 
Parlando di Robot tax vale quello che vale quando si parla di fiscalità di vari settori economici, come l’agricoltura, il turismo, i beni culturali, il  web, le professioni, i fabbricati, il lavoro, etc. Bisogna evitare di leggere il presente con gli occhi del passato, quando le basi di commisurazione delle imposte erano individuate in modo forfettario valutando i beni o diritti sottostanti, come le terre coltivate, le merci per i consumi (chi siete cosa portate un fiorino), le attività produttive, come i mulini, le botteghe, le locande, le case di tolleranza, o anche il tenore di vita; di essi si stimava “a occhio” la redditività, precisandola anche in funzione di una valutazione di importanza sociale, tassando di meno l’agricoltura, perché necessaria, di più il fumo il caffè o le case di tolleranza, di meno l’industria innovativa socialmente utile. Bene, occorre stare attenti a non applicare ai “robot” questa logica della “tassazione delle cose”, tassate in via patrimoniale come “potenzialità di reddito” e approvazione disapprovazione sociale. Oggi comunque infatti la tassazione è tutta “diretta” (anche l’IVA è un’imposta diretta sul consumo, questa me la concedo in un consesso tecnico, perché lo misura direttamente in base ai corrispettivi contrattuali). In questo contesto non ha senso parlare di tassazione dei robot, di tassazione del  web tax, di tassazione dell’agricoltura o del turismo, ma delle astrazioni economiche documentalmente rilevate e ad esse collegate. Questo non impedisce l’uso estrafiscale dell’imposta, per orientare i comportamenti, oltre che per finanziare la spesa, come preferisco dire anziché parlare di imposte pigouviane.  In un contesto di tassazione documental contabile si potrebbero banalmente  incentivare o disincentivare alcuni “consumi tecnologici”, tipo alcuni alienanti giochi online. Dal punto di vista dei redditi  si potrebbe tassare maggiormente l’utile di imprese tecnologiche, anche rappresentato da brevetti, come si fece con la stravagante robin hood tax sulle società petrolifere (dichiarata incostituzionale) oppure interferire, luddisticamente,  sulla deduzione di investimenti in macchinari. Prima di tutto bisogna mettersi d’accordo con i recenti incentivi alla digitalizzazione , che vanno in senso contrario. Poi far valutare gli investimenti sotto il profilo della creazione o distruzione di lavoro appare dirigistico e ricorda un aneddoto di Milton Friedman. Visitando un cantiere chiese perché gli operai usavano pale e picconi per scavare un canale, anziché ruspe e quando gli risposero che serviva a dare posti di lavoro, rispose: “Ah, credevo che vi servisse un canale. Ma se volete più posti di lavoro perché non date agli operai i cucchiai al posto delle pale?”. Qui mi viene da fare il paragone col ritorno alla contabilità tenuta a mano! Quest’esempio rende l’idea della fallacia dell’idea marxista del valore-lavoro anziché come attitudine a soddisfare bisogni, e dell’interpretazione della moderna produzione di serie con attrezzature mentali radicate nell’era agricolo-artigianale. Il valore non è insomma quello del lavoro , ma quello dell’organizzazione in funzione di un obiettivo, tenuto conto dei costi interni ed esterni. Qui la domanda è se il licenziamento,  a causa di tecnologie che risparmiano lavoro, è davvero un’esternalità negativa oppure se il sistema complessivo può impiegare in modo più efficiente quei lavoratori. Se si pensa che lo scopo delle aziende è creare redditi, cioè  “soddisfare bisogni”  la risposta è chiara. Il reddito è quello che  si fa, l’obiettivo che si raggiunge, non quello che si eroga, come salario, profitto o interesse. Io non credo alla bacchetta magica dell’intelligenza artificiale, ma se scoprissimo davvero la bacchetta magica , per soddisfare bisogni senza fatica, oppure la macchina dell’eterna giovinezza, dovremmo forse nasconderla o tassarla, per salvaguardare il lavoro di medici, infemieri, estetisti e addetti alle pompe funebri?
 
Il discorso però non finisce qui perché si sposta sulle “filiere” di tassazione e sui vantaggi comparativi tra un gruppo sociale e l’altro.  Finchè la produzione dipende da abilità individuali,  il miglior falegname o sarto batte gli altri, e loro sono spinti dal bisogno a imparare altre cose. Qui il protezionismo e il dirigismo salvaguardano l’inefficienza, quindi rendite di posizione. In una società complessa e interdipendente, fatta di organizzazione e di capacità, certi robots esogeni possono distruggere la capacità organizzativa di una determinata società, anche grazie alla loro immediata migliore competitività di mercato. Qui non è detto che “chi perde il lavoro” impari a fare qualcos’altro, ma può diventare semplicemente un disadattato, perchè in una società complessa la concorrenza non crea automaticamente alternative, come nell’era artigianale, semplicemente perché le alternative non sono individuali (imparo un diverso mestiere) ma sono collettive, “di gruppo”, cioè riguardanti le aziende in senso pluripersonale, dove si creano difficili equilibri per “fare cose assieme”. Se una tecnologia importata dall’esterno distrugge alcune produzioni e alcune capacità di un certo assetto produttivo, possono giustificarsi, nel breve periodo, disincentivi destinati a dare alle organizzazioni produttive il tempo di adeguarsi, prima di essere spazzate via, mantenendo il loro “saper fare”.  Ma quest’azione disincentivante riguarda più le imposte sulle merci o i dazi, come quelli per il dumping sociale verso paesi illiberali, disciplinati nel loro "nazionalismo competitivo". In attesa di imparare a produrre e gestire robot, un paese protegge il proprio apparato produttivo contro una concorrenza che usa robot. Il che vuol dire incentivare la ricerca tecnologica e non scoraggiarla, come oggettivamente finiscono per fare le idee sulla robot tax. Se si guarda bene, tornando alla sopra indicata filiera della formazione del valore, tante vicende (apple) confermano già la difficoltà di far pagare ai produttori di intelligenza artificiale e robot le imposte normali. Questo perché la filiera è sbilanciata sulla ricerca e “le idee” , i beni immateriali intesi come “know how” e la produzione è maggiormente fungibile. Ovviamente i costi di ricerca sarebbero coperti, ma l’avviamento industriale così creato può corrispondere a produzioni ovunque collocate, gravate da pesanti royalties , inconcepibili per attività tradizionali , dove il peso della produzione nella filiera del reddito è maggiore. Siccome il know how è facilmente delocalizzabile in funzione di convenienza tributaria l’elevato peso dei saperi nella produzione già mette a rischio le imposte ordinarie, rispetto a dove sono ad esempio le fabbriche , le reti di telefonia, servizi o trasporto. In buona parte , più è intenso il fattore tecnologico, minore è la correlazione spazio-temporale tra costi e ricavi, ed è quindi possibile imputare alla produzione maggiori costi di ricerca scientifico-tecnologica. A parte le battaglie difensive indicate sopra, entro certi limiti giustificate, la battaglia vera non è quindi quella per ottenere una maggiore tassazione, ma per non perdere la tassazione ordinaria.
 
 
 
1 ) Per una cornice più ampia del mio pensiero, del resto “in progress” Lupi “Studi sociali e diritto” reperibile in rete attraverso il @raffaellolupi (passaggi analoghi, ognuno raggiunto per proprio conto in Jared Diamond, Noah Harari , da Sapiens, da Animali a Dei, e Homo Deus Breve storia del futuro e chissà quanti altri ????)

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Rottamazione Multe:si scrive interesse si legge sanzione (e si rottama!) PDF Stampa E-mail
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Sanzioni
Scritto da Emiliano Covino   
Mercoledì 15 Febbraio 2017 08:46

Il beneficio con cui si cerca di attrarre verso la rottamazione dei ruoli Equitalia è l’eliminazione delle sanzioni, ma questo crea squilibri quando tutta la somma “a ruolo” (affidata, come si dice oggi) deriva da una sanzione. Il caso più classico e frequente riguarda le multe stradali non pagate. Come noto, aderendo alla definizione agevolata vengono rottamate


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L'obbligazione tributaria: dietro le polemiche estinte per consunzione PDF Stampa E-mail
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Teoria della tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Domenica 19 Giugno 2016 11:17

Il diritto studia le funzioni istituzionali pubbliche in generale, che spaziano dalla soluzione delle controversie, alla sicurezza, alle infrastrtture, all'ambiente, alla sanità, all'istruzione , alla determinazione dei tributi, alla cultura, alla ricerca, all'assistenza e tante innumerevoli altre. Tuttavia la tradizione della


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Se il debitore non paga il minore importo transatto viene meno la perdita su crediti? PDF Stampa E-mail
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Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Venerdì 29 Aprile 2016 06:06

Per fare un risultato di servizio gli  uffici tributari italiani si attaccano a qualunque cavillo passi  loro per le mani, come questa singolare contestazione interpretativa a fronte di una precedente perdita su crediti da transazione, che non viene contestata. Viene però accertata ex post, proprio per il mancato adempimento della transazione da parte del debitore, una fantomatica sopravvenienza attiva, come se il credito fosse stato invece integralmente recuperato. La ragione della fantomatica sopravvenienza attiva sarebbe paradossalmente , secondo l'ufficio,


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fattura elettronica ed esportazione della contabilità PDF Stampa E-mail
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Controlli e contenzioso
Scritto da Raffaello Lupi   
Martedì 06 Novembre 2018 09:18

Con l’avvicinarsi della scadenza legislativa per l'obbligatorietà della fattura elettronica si capisce sempre più che essa è stata infatti introdotta senza un retroterra sui punti di forza e di debolezza della determinazione degli imponibili come specificazioni di astrazioni economicamente rilevanti, come redditi, ricavi, costi, valore aggiunto, consumi, e patrimoni. Dopo millenni in cui queste entità furono stimate per ordine di grandezza, si è fatto opportunamente, ma inconsapevolmente riferimento ai documenti e alle scritture contabili che le aziende, emettono,ricevono e registrano ai fini della loro gestione interna. Questa “tassazione attraverso le aziende”, che ho teorizzato da ultimo qui è molto più efficiente e precisa delle precedenti stime per ordine di grandezza,a cura degli ufficii tributari; non si può però 


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Doppia imposizione e rettifiche conseguenziali da accertamento definitivo sulle controparti PDF Stampa E-mail
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Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 15 Febbraio 2017 08:28

L’autodeterminazione dei tributi, e le sue simmetrie concettuali, nel tempo e nello spazio, tra un contribuente e l’altro, non finiscono con la dichiarazione dei redditi. Possono esserci infatti innumerevoli tipologie di errori, spesso conseguenziali a interventi degli uffici tributari, che implicano la correzione di dichiarazioni successive, anche oltre i termini di decadenza. Un caso classico riguarda


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fiscalità locale e immobiliare:effetti d'annuncio e burocrazia(da sempre) PDF Stampa E-mail
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Tributi minori
Scritto da Raffaello Lupi   
Lunedì 16 Maggio 2016 15:42

A giugno dopo tanti anni, la tassazione locale immobiliare non graverà più sulla prima casa. E' un tema su cui si è discusso parecchio, in polemiche contingenti, rivelatrici di problemi strutturali. Sia sulla determinazione dei tributi sia sul controllo del territorio da parte della macchina pubblica. Giustamente, dal punto di vista del consenso e della coesione sociale, tutti i governi cercano di assecondare le tendenze di opinione diffuse nella società, e quindi stavolta si "esenta la prima casa" dai tributi locali immobiliari. E' una legittima ricerca di un dividendo politico, su cui non faccio questione di gettito, di bilancio pubblico e simili, ma di equilibrio nei criteri per


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Dichiarazioni a credito non rettificate:spetta il rimborso? PDF Stampa E-mail
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Controlli e contenzioso
Scritto da Giuseppe Gargiulo   
Giovedì 24 Marzo 2016 08:22

Sulla rettifica delle c.d. "dichiarazioni a credito" tra processo ed azione amministrativa
di Giuseppe Gargiulo –  dottore commercialista in Roma -fondazione studi tributari

Con la recente sentenza n. 5069 del 15.3.2016 le SS.UU. della Corte di Cassazione, a seguito della ordinanza di rimessione n. 23529 del 5.11.2014, hanno stabilito - con riferimento ad un caso relativo alla richiesta di rimborso di una eccedenza a credito risultante dalla dichiarazione dei redditi e derivante da ritenute fiscali ivi esposte - che l'Amministrazione finanziaria


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