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Una teoria per i tributaristi

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Home Controlli e contenzioso Agenzia e GDF :appiattimento o coordinamento?
Agenzia e GDF :appiattimento o coordinamento? PDF Stampa E-mail
Controlli e contenzioso
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 25 Gennaio 2012 06:28

Il coordinamento tra agenzia delle entrate e guardia di finanza è un grosso problema, su cui Tommaso di Tanno, nell'audizione al senato, ha fatto una  proposta forte, secondo cui

... l’operazione Agenzie, prima fra tutte l’Agenzia delle Entrate, ha migliorato di molto la capacità operativa del Fisco. Ma anche solo su questo (limitato) terreno la strada è ancora lunga ed in salita. Innanzitutto sull’unificazione del corpo che vigila sull’adempimento dei doveri tributari. Il dualismo Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza non ha più ragion d’essere. Esso, anzi, produce spesso e volentieri frutti avvelenati.  All’Agenzia i compiti amministrativi. Alla Guardia di Finanza, se proprio se ne vuole mantenere l’esistenza – cosa della quale non avverto la necessità – le funzioni di carattere militare (tipo dogane e frontiere). Proponendo quindi un travaso di uomini e mezzi della Guardia di Finanza all'agenzia delle entrate.

E' una questione che, trasversalmente e indirettamente, tocca un pò tutti i problemi del diritto amministrativo dei tributi, e di cui bisogna parlare, perchè oggi crea notevoli dispersioni di energie. Se ripartissimo da zero, come i pellegrini del Mayflower sulle coste americane, nessuno escogiterebbe carabinieri, polizia, vigili urbani, guardie carcerarie, forestali, e anche una polizia economica come la guardia di finanza. Ma nell'organizzazione sociale gli interventi devono  tener conto del passato, non sempre esistono le condizioni per un astratto taglio  netto, che farebbe confusione e creerebbe disorientamento. insomma ci vuole un pò di quel gradualismo tipico delle scienze sociali, considerando che oggi la guardia di finanza, per una serie di tributi importanti , come le imposte di fabbricazione, tra l'altro di competenza di una diversa amministrazione, come l'agenzia delle dogane, svolge attività strutturali, come pure è strutturale l'attività di Polizia giudiziaria in materia economica. Quindi , un'eventuale confluenza della GDF in altre strutture dovrebbe riguardare anche l'agenzia delle dogane, o altre forze di Polizia. Insomma uno spacchettamento della GDF è velleitario rispetto alle nostra capacità organizzativo - progettuali, anche se probabilmente farebbe risparmiare molte spese di "autoamministrazione" .

Meglio quindi pensare a un coordinamento  possibile nel quadro  della tassazione attraverso le aziende , distinguendo tra "richiesta delle imposte"  e controllo delle frodi , il primo tendenzialmente di competenza della agenzia e il secondo  della GDF. Il bandolo della matassa è la distinzione tra ricchezza non registrata e regime giuridico di ricchezza registrata. Questioni di diritto e questioni  di fatto, cioè distinzioni tra regime di  quello che si vede, e ricerca di quello che non si vede. E' una distinzione ovvia, che sfugge solo all'accademia, dove invano si cercherebbero riflessioni e approfondimenti sul tema dell'evasione (nessuna legge ne parla direttamente o la definisce, quindi viene trascurata).

In quest'ottica l'interpretazione giuridica della ricchezza registrata deve essere unitaria e quindi affidata all'agenzia delle entrate, spezzando l'assurdo dualismo che è una delle cause dell'inferno della ricchezza registrata, coi processi verbali di disquisizione "in punto  di diritto" che sembrano tesine di laurea, involuti e prolissi, descrittivi, ammiccanti e inconcludenti. Dove non si trova ricchezza nascosta ma si contesta che quella registrata è stata registrata male, troppo presto, troppo tardi, secondo una legge inappropriata, o che doveva essere distribuita diversamente tra le società di uno stesso  gruppo. Insomma, formalismi interpretativi da cui emergono pseudo rilievi di milioni e milioni. Tutti basati sull'antieconomicità, sulla reinterpretazione del dichiarato, sull'abuso del diritto, e tante altre cose di cui si è già troppo abusato per lasciarlo alle fantasie giuridiche di due istituzioni diverse. Quindi le elucubrazioni in punto  di diritto, per quanto  servono, vanno lasciate all'agenzia, e se proprio la guardia di finanza ne trova indizi fondati, li trasmette e punto, senza interpretare. Perchè l'interpretazione deve essere guidata unitariamente, recuperando una nomofilachia amministrativa.

La richiesta delle imposte sul popolo degli  autonomi deve tornare alla Agenzia, semplicemente perchè va snellita, e le duplicazioni  gestionali fanno perdere tempo: l'attività valutativa di quanto  guadagna un pasticcere o un meccanico deve essere svolta a tappeto, velocizzata, e qui ci potrebbe essere bisogno di un coordinamento con GDF o coi vigili  urbani,  a causa della perdita di controllo del territorio da parte dell'agenzia, a causa dell'incomprensibile accentramento degli uffici controllo nelle direzioni provinciali , che praticamente ci ha messo i paradisi fiscali in casa, per motivi banalmente logistici. Ma questo è un dettaglio facilmente sistemabile.

Veniamo alla GDF con la distinzione tra ricchezza non registrata e  "ricchezza nascosta", quella che oggi  sfugge presso le aziende padronali, quella dove si fanno  le fatture e poi non si registrano, quelle dove si interpongono società decotte, quelle  delle fatture false, anche autoprodotte, quelle dei software taroccati,  quelle dei "cinesi finti". Quelle dove "dentro l'azienda" al tempo stesso  c'è un grande esattore, a favore del fisco e un grande evasore a vantaggio del proprietario. Perchè non mi venite a raccontare che a Cortina con il SUv ci andava il mio  pasticcere, o il mio idraulico, che pure verosimilmente nascondono a più non posso, ma "tanto di poco". Il controllo di polizia, per la ricerca della ricchezza nascosta dalle aziende, comprese le indagini bancarie su queste tipologie di frodi, passa invece tutto alla gdf, perchè lì si deve essere intrusivi e svolgere attività di "intelligence".
Questo si sposa anche col mantenimento del ruolo di  polizia giudiziaria per la GDF , in quanto queste frodi sono quasi sempre di rilevanza penale.
Suggerimento per entrambi: basta col tutoraggio rituale  dei grandi contribuenti sulle questioni di diritto, finalizzato alla statistica e alla perdita di tempo (anche se i consulenti ringraziano per le parcelle), intervenendo anche qui quando ci sono sintomi di ricchezza nascosta.
Restano aree di confine complesse, per cui  ci vuole un coordinamento tra aspetti di fatto e di diritto, ad esempio  esterovestizioni, o prezzi di trasferimento sono  aree contigue su cui riflettere in qualcosa di più articolato rispetto  a questo post.
Il coordinamento è necessario per recuperare la capacità di decidere, di valutare, di determinare serenamente la ricchezza non registrata oppure di stimare quella nascosta. Contemperando al meglio precisione, semplicità, certezza, economicità, e tutte le altre caratteristiche del diritto amministrativo dei tributi, evitando la frammentazione delle iniziative , tra verbali, richieste di chiarimenti, accertamenti, ricorsi e appelli dove un balletto senza fine di soggetti diversi deve rientrare , anche dopo anni e anni, in determinazioni  di ricchezza che andavano risolte alla radice. Ma dove nessuno  voleva decidere, perchè nessuno poteva valutare, per colpa di un maliteso governo  della legge, che è il paravento della deresponsabilizzazione e della paralisi.

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