I tributi e l'oro di Roma (della Banca D'Italia) |
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Tributi minori
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Scritto da raffaello
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Giovedì 06 Agosto 2009 00:00 |
Nel gradualismo concettuale tipico delle scienze sociali, mi pare che la tassazione delle plusvalenze maturate dalla banca d'Italia sull'oro (riserve auree nazionali, che come dice tremonti sono "del popolo italiano") si collochi ai margini del concetto di tributo, e più verso le manovre fiscali in senso stretto, cioè non tributarie, ed intese come .
allocazione delle risorse di proprietà del gruppo sociale. Quale ne sia la proprietà, la banca di Italia è una struttura pubblica, o meglio una istituzione, dotata di funzioni e poteri pubblicistici, con una sua dotazione che si è incrementata nel tempo. Una imposta sostitutiva, con la struttura tipica delle rivalutazioni monetarie, che colpisce quasi solo lei (è escluso l'oro per uso industriale) è ai confini tra le manovre tributarie e quelle fiscali, della vecchia "finanza patrimoniale". Per certi versi è un tributo, in quanto l'imposta sostitutiva si inserisce nella dinamica dell'IRES e i nuovi valori delle riserve auree saranno spendibili tra qualche anno. Con questa caratteristica si concilia la volontarietà dell'imposta, in quanto una sostitutiva sui maggiori valori iscritti in bilancio è sempre un "prestito di imposta" e quindi, anche in linea generale, una imposta volontaria. Certo è un episodio singolare, estraneo al mainstream della teoria della tassazione, ma che mette in risalto le zone grigie tra tributi e riallocazioni delle risorse tra istituzioni pubbliche. La collocazione suddetta , nella logica ires, mi farebbe pensare al tributo volontario tipico delle tassazioni sostitutive sulle rivalutazioni. Comunque è sempre meglio questo del furto dell'oro della banca d'italia che fecero i tedeschi dopo l'otto settembre....Sul prossimo numero di Dialoghi Dario ci scrive un articolo...
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