Delega Fiscale: una pagina di parole senza dire nulla StampaLoading...
Tax & Media
Scritto da Raffaello Lupi   
Sabato 17 Novembre 2012 07:29

Le riflessioni delle scienze sociali non sono "giuste o sbagliate" in modo oggettivamente verificabile, ma sono piuttosto  sensate o insensate. Cioè provviste di un filo conduttore oppure un intreccio di generici

ammiccamenti, che fanno leva su emozioni e sensazioni istintive del lettore. Insomma, l'arte di parlare senza dire nulla, ma dando l'impressione ai  lettori di toccare chissà quali ineffabili verità. Se la pubblicistica dell'accademia è questa, a maggior ragione lo sono  i verbali degli uffici e gli  articoli dei giornali, come questo servizio  del Sole24 ore sulla delega fiscale. Che ripropone il disorientamento della pubblica opinione sulle questioni  tributarie , e resta ancorato  al preconcetto che la legge è onnipotente, potrà risolvere i problemi, senza capire quali  sono i problemi. Senza capire i punti forti e i punti deboli  della tassazione attraverso le aziende.  Quali sono i punti di forza e di debolezza della tassazione attraverso  le aziende? Il problema della fiscalità italiana è la ricchezza non registrata o le contestazioni  interpretative su quella registrata? A che serve la fantomatica cooperazione rafforzata, al pasticcere o  alla Ferrero? Tutti interrogativi senza risposta in una passerella di  frasi  stereotipe.  Per uscire dal tunnel bisogna prima trovare il tunnel. Stimo l'autore del pezzo, che sa benissimo dove si trova il tunnel. Ma deve "fare un pezzo per domani" e che dopodomani sarà "carta straccia". Se ci fossero  le idee chiare sulla tassazione anche le frasi della delega andrebbero bene, anzi non ce ne sarebbe bisogno affatto. In una situazione di disorientamento, le ambigue espressioni della delega lasciano il tempo che trovano. Anzi sembrano  piovute da marte. Una volta chiariti i concetti , le leggi verranno. Ma la stampa è come costretta a riproporre il disorientamento  collettivo: perchè i lettori vogliono ritrovare le loro idee confuse sui fogli che (inutilmente scorrono). Norme e tributi non fa eccezione, e riflette il disorientamento   collettivo sulla fiscalità, dà un colpo al cerchio e uno alla botte secondo le occasioni, magari  pubblicando anche le cortine fumogene di De Mita. Critica il legislatore e poi sta lì ad elemosinare dal legislatore una soluzione che sa neppure proporre all'opinione pubblica qualificata, che non è fatta dei tecnici lunari del tributario.

 

Riforme in cantiere. Per Confindustria opportuno che il Ddl all'esame del Senato arrivi in porto prima della fine della legislatura

l Sole-24 Ore - 2012-11-17 - Pag. 21

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A COSTO ZERO

 

Misure non risolutive ma necessarie

 

Salvatore Padula

 

 

La prossima settimana si giocherà una partita decisiva sul destino della delega fiscale, in discussione al Senato in una legislatura ormai agli sgoccioli dopo il vertice di ieri al Quirinale. Le incognite, lo sappiamo, sono molte. Alcune legate al clima politico complessivo. Altre legate alla dinamica dei lavori parlamentari e al possibile incrocio con la legge di stabilità, che di fatto bloccherebbe l'esame della delega. Altre ancora legate alla dialettica parlamentare, con un testo che rischia di non arrivare al traguardo a causa di una questione che a ben vedere con la delega c'entra poco, quale è l'emendamento che bloccherebbe l'accorpamento delle agenzie fiscali, che vede Governo e partiti su posizioni contrapposte. È, però, in momenti come questi che occorre - da parte di tutti - uno sforzo di realismo. E tutti dovrebbero chiedersi se perdere questa occasione sia davvero giusto. La delega fiscale non è la rivoluzione di cui il nostro sistema avrebbe bisogno. Secondo alcuni è persino inadeguato chiamarla riforma. Lo ha onestamente ammesso lo stesso sottosegretario all'Economia, Vieri Ceriani, che tuttavia ha tenacemente dimostrato di voler portare a termine il lavoro. Tanto che - lo si è detto - il suo ministero sta già predisponendo i decreti di attuazione di alcune misure: dalle norme sulla certezza del diritto al riordino dei regimi fiscali, fino alla riforma del Catasto. Sono misure forse non risolutive, ma certamente necessarie. Che non costano nulla, ma che possono contribuire a svecchiare il sistema, a migliorare il contesto in cui operatori e amministrazione si muovono. E, allora, perché rinunciare a tutto? Perché non provare a chiudere al Senato e poi arrivare al testo definitivo? Il tempo a disposizione rischia di essere poco. Ma con un pizzico di buonsenso si può evitare l'ennesimo sgarbo ai contribuenti.

 

Delega fiscale, imprese in pressing

Gli obiettivi: certezza del diritto e semplificazione - Incentivi per chi è in regola

DOPPIO APPELLO

«Stop ai bonus agli uffici legati al raggiungimento di determinati risultati Ancora troppo alti i costi burocratici»

 

ROMA

L'approvazione del disegno di legge delega fiscale e la sua rapida attuazione restano una priorità per le imprese: una riforma a costo zero che - dall'abuso del diritto alla razionalizzazione del sistema sanzionatorio, dalla cooperazione rafforzata alle semplificazioni - interviene su numerosi aspetti destinati a rendere più corretto e trasparente il rapporto tra fisco e contribuenti. Lo ha ribadito ieri Andrea Bolla, presidente del Comitato Fisco di Confindustria, secondo il quale è fondamentale che «il ddl per il riordino del sistema tributario, ora all'esame del Senato, arrivi in porto prima della fine della legislatura, perché la sua successiva attuazione rappresenta la premessa per la creazione di un contesto favorevole alla crescita».

Per Bolla - intervenuto al convegno «Fisco e imprese: un rapporto da migliorare», organizzato da Synergia Consulting Group - «rispetto, semplificazione e trasparenza sono i capisaldi di un cambiamento che aspettiamo da anni e che adesso, anche grazie alla delega, si può realizzare. Serve un sistema fondato sulla certezza del diritto, sulla stabilità delle norme, sulla capacità di distinguere gli errori in buona fede dalla vera evasione. Solo così sarà possibile creare un clima di reale fiducia tra fisco e imprese».

Certo, sullo sfondo resta il nodo dell'eccessivo peso del carico fiscale insieme a quello di un livello di evasione che solo in minima parte sembra essere intercettato dall'attività dell'amministrazione. Lo ha sottolineato il senatore Nicola Rossi (Gruppo Misto) che senza mezzi termini ha affermato come alla luce dei dati sui risultati della lotta all'evasione «sia evidente che gli strumenti messi in campo non siano ancora adeguati: ai ritmi attuali ci vorranno 100 anni per recuperare lo stock di evasione calcolato in oltre 120 miliardi».

Tutti concordi nel ritenere che per migliorare il rapporto tra fisco e imprese sia necessario un cambio culturale e un diverso atteggiamento da parte di entrambi. Lo ha sostenuto Pietro Mastrapasqua, ad di Synergia Consulting Group. E anche Livia Salvini, ordinario di diritto tributario alla Luiss di Roma. Per Salvini, il sistema deve andare con più coraggio - come peraltro previsto proprio dalla delega fiscale - nella direzione della cooperazione rafforzata, quell'Enhanced Relationship, definita dall'Ocse, che si fonda sul presupposto che l'obiettivo della tax compliance possa essere raggiunto più facilmente attraverso un sistema di premi e incentivi per i soggetti onesti piuttosto che con sanzioni e penalità per i disonesti.

Un percorso già avviato dall'amministrazione finanziaria - ha ricordato Gaetano Scala, dirigente dell'agenzia delle Entrate - ma sul quale di più deve essere fatto, visto che, per esempio, il primo esempio di sistema premiale previsto in Italia, vale a dire il regime della trasparenza introdotto dal decreto Salva Italia, è rimasto ancora inattuato. Sia Scala sia Bolla hanno convenuto che l'ampliamento dei sistemi di tutoraggio, il confronto preventivo tra imprese e amministrazione, specie sulle questioni più complesse, possano rappresentare un passo nella giusta direzione. Di certo, il meccanismo premiale - e lo ha sottolineato Bolla - deve essere chiaro e ben definito. Così come sarebbe necessario un approccio nuovo, nel quale, per esempio, i premi di risultato per gli addetti dell'amministrazione siano legati non già al raggiungimento di un determinato budget, ma piuttosto ai successi in termini di miglioramento della tax compliance.

Resta, naturalmente, il tema dei costi burocratici, degli oneri occulti legati alle complicazioni e agli adempimenti del sistema fiscale. «Molto è stato fatto - ha concluso Antonio Vento, responsabile del settore fiscalità d'impresa di Confcommercio - ma molto va fatto ancora».

S.Pa.

 

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