I dividendi del pasticcere: un'idea se proprio li vogliamo fare StampaLoading...
Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Venerdì 08 Agosto 2014 16:05

La tassazione dei lavoratori indipendenti come fossero società , coi dividendi degli artigiani e dei piccoli commercianti, speriamo in questo regime per opzione e non obbligatoriamente (altrimenti ci sarebbe proprio da ridere) conferma l'incapacità culturale del paese di distinguere tra industrie, cioè aziende pluripersonali e lavoro indipendente. Nessuno dice che è una misura sbagliata , ma non è

una priorità. Così come andare in un centro benessere non è sbagliato, ma forse non è il momento quando ti hanno diagnosticato un'appendicite fulminante, da operare subito. Non per fare il benaltrista però dal mondo  del piccolo commercio e dell'artigianato italiano non mi sembra di sentire un grido di dolore che vuole la tassazione proporzionale come le società. Come avevamo scritto in questo precedente post due anni or sono (http://www.fondazionestuditributari.com/index.php?option=com_content&view=article&id=450) i problemi di precisione e simmetrie fiscali posti dalla equiparazione dei piccoli commercianti alle società di capitali sono talmente numerosi da rendere il provvedimento sull'IRI, in corso di elaborazione nella delega, inutilmente macchinoso. Tanto è vero che stanno venendo al pettine nodi come quello dell'accantonamento per imposte , degli oneri indeducibili, e di altre somme che non saranno mai distribuite, dove resterà sempre la tassazione proporzionale, che non andranno mai in Irpef (in questo l'IRI assomiglia all'inconveniente della deduzione dei dividendi, come strumento contro le doppie imposizioni societarie). Stiamo scoprendo che le logiche contabili non fanno sconti e chiedono i loro pesanti tributi logici anche se si parla dei parrucchieri. Forse l'obiettivo sarebbe più facilmente raggiungibile mantenendo per tutti lo stesso regime , invece di obbligare qualcuno a pagare il 27 percento anche su redditi minimi, perdendo tutte le sue aliquote minori, gli oneri deducibili, le detrazioni, etc.., si potrebbe però consentire di accantonare una quota del reddito in una riserva dell'impresa individuale, pagandoci sopra un'aliquota sostitutiva del 27 percento, o di quanto si vuole. Questa imposta sarebbe da considerare a tutti gli effetti come un credito di imposta, scomputabile dagli altri tributi, quando la riserva viene distribuita oppure viene assorbita per coprire perdite (quindi non "deduzione", dove ci potrebbe essere incapienza, ma compensazione-rimborso).  Invece di trasformare pasticceri ed elettricisti in società di capitali, estendiamo un singolo istituto delle società di capitali a pasticceri ed elettricisti, dando loro una facoltà di questo tipo, senza opzioni , senza obblighi, salvo quello di stare in contabilità ordinaria. Almeno a prima vista mi sembra una ipotesi da verificare, ma con chi? 

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