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Una teoria per i tributaristi

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Home Tassazione societaria e quando sarà finito l'abuso del diritto come si faranno le statistiche?
e quando sarà finito l'abuso del diritto come si faranno le statistiche? PDF Stampa E-mail
Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Giovedì 17 Febbraio 2011 08:24

Una volta c'erano gli usufrutti su azioni, la cui elusività veniva ammessa anche dai difensori dei contribuenti, che facevano valere in cassazione "l'insindacabilità dell'elusione fiscale prima dell'art.37 bis". Sappiamo come è andata a finire, ma sulla scia delle sentenze sull'abuso del diritto cominciano ad essere tacciati di elusività comportamenti

del tutto fisiologici. Un sapiente cocktail di abuso del diritto e di antieconomicità si riassume in un nuovo "inferno del dichiarato". Secondo cui il contribuente ha sempre l'obbligo di scegliere il modo fiscalmente più oneroso di condurre i propri affari, altrimenti elude lo spirito del sistema. Salve "valide ragioni economiche"  dove ciascuno può improvvisarsi "piccolo imprenditore" e dire tutto e il contrario di tutto, imprevedibilmente (e le tesi accademiche secondo cui le valide ragioni  economiche sarebbero un elemento strutturale del sistema antielusivo  confermano il fallimento dell'accademia) . Si comincia a considerare elusiva qualsiasi cosa, coltivando il contrasto  all'"evasione interpretativa", mentre sull'evasione vera e propria, sopra le aziende, praticamente manca qualsiasi contrasto. E' verosimile che se un'azienda registra una fattura si e una no. Oppure tiene due registri vendite, e ne passa in dichiarazione solo uno, nessuno se ne accorge. Non lo si trova e neppure si cerca. La possibilità di occultare ricchezza al fisco è contrastata solo da ragioni organizzative extrafiscali. Tutto quello  che le aziende dicono  sarà passato al setaccio delle interpretazioni più fantasiose. Quello che i titolari delle aziende possono  nascondere, neppure sarà cercato. Per ragioni  statistiche qualche artigiano e commerciante incappa in qualche accertamento da studi di settore. Tutto il palese, almeno quello più consistente, viene passato al setaccio, mentre su ciò che è nascosto cade un velo. Nel disorientamento generale la giurisprudenza asseconda gli sproloqui accertativi fatti di cortine fumogene incomprensibili, e spesso contrastati con ricorsi altrettanto incomprensibili; senza accorgersi che assecondare questi accertamenti contribuisce all'evasione fiscale da ricchezza nascosta. Comprensibilmente, davanti agli squilibri fiscali di una tassazione attraverso le aziende "senza correttivi nè criterio" , i giudici avallano le pretese del fisco contro una fantomatica "evasione interpretativa", come se questo potesse contrastare l'evasione omissiva, da infedele rappresentazione della realtà. Che invece proprio per questo prospera, semplicemente perchè, piccoli commercianti e artigiani a parte, nessuno la va a cercare. La giurisprudenza in questo  modo aiuta indirettamente i veri evasori fiscali, che materialmente nascondono ricchezza, e non vengono mai presi, in quanto neppure cercati da una attività che si dirige alle disquisizioni giuridico-interpretative, seguendo una accademia che vuole il fisco appiattito sull'applicazione della legge. Così siamo tutti a fare bizantinismi inutili sul sesso degli angeli, mentre i turchi  scalano le mura, e la ricchezza nascosta aumenta a vista d'occhio. Paradossalmente assieme alle statistiche del getitto recuperato dall'agenzia delle entrate...derivante dalle note rettiifche sull'evasione interpretativa. Estremizzando, il getitto da controlli sta cannibalizzando  quello da versamenti spontanei. La concezione non valutativa del diritto, l'indisponibilità del credito tributario , la vincolatezza, e tutte le altre rigidità (spesso  invocate soprattutto da chi era flessibile "a pagamento") stanno  conducendo a una situazione in cui si contesta tutto quello che il contribuente dice, senza cercare quello  che non dice. La giurisprudenza dovrebbe cominciare a cire dei "no che aiutano  a crescere", ma aiutano a crescere chi?? nessuno può sostituire una accademia che è solo un'espressione burocratica.

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