Irap, regole bilancistiche e tutela fiscale. |
Tassazione societaria | |||
Scritto da Administrator | |||
Domenica 02 Agosto 2009 00:00 | |||
Cosa rimane delle polemiche, delle due interpretazioni dell'agenzia di luglio 2009, sul “rinvio pieno” ai fini IRAP al bilancio di esercizio? E' un anticipo della profonda diversità delle funzioni con cui i tributi e il bilancio guardano alla determinazione della capacità economica. Il tributo è un istituto pubblicistico, che serve a misurare la capacità economica, riproponendo a livello individuale un concetto macroeconomico come il reddito o sue variazioni sul tema; civilisticamente il bilancio serve da resoconto, e la classificazione della capacità economica è meno importante rispetto alla trasparenza delle vicende in esso elencate. Se con trasparenza vengono inserite nel bilancio anche spese promozionali, di rappresentanza, o di consumo finale, il bilancio è abbastanza disponibile, il redattore rischia solo una accusa di illegale distribuzione di utili proprio sotto forma di pagamento di spese personali..ma se i soci sono coesi, e i creditori sono pagati, chi ha interesse a procedere? Per questo mi sembra che la strumentazione civilistica, trasferita in sede amministrativa, sia inadatta come salvaguardia degli interessi erariali. Il fisco potrebbe dire che attraverso le spese non inerenti il socio ha preso utili, spese di consumo, come illegale ripartizione di utili. Il socio forse deve far valere anche un interesse patrimoniale diverso da quello alla trasparenza dell’informazione societaria. Si stanno contaminando le tutele civilistiche di creditori e soci con gli strumenti amministrativistici di tutela del fisco. Con una probabile causa di ulteriore confusione. E la sensazione di aver sprecato alcuni decenni.
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