Web tax: si tratta di allargare il concetto di stabile organizzazione |
Tassazione internazionale | |||
Scritto da Raffaello Lupi | |||
Venerdì 08 Maggio 2015 11:11 | |||
L'economia digitale ha consentito di cedere beni e prestare servizi via «internet», rendendo necessario l'adeguamento dello strumentario concettuale previsto per la determinazione dei tributi. Non si tratta di tassare il web, che sarebbe come tassare "la carta", o "il telefono", o "la televisione" (parlare di web tax ha lo stesso senso, ambiguo e generico, che avrebbe parlare di paper tax o di phone tax o di television tax). Si tratta di adeguare i criteri di determinazione e localizzazione dei concetti rilevanti ai fini tributari, cioè reddito e consumo, alle possibilità offerte dal web. Oggi infatti un soggetto non residente riesce a rendere visibili messaggi, ad esempio pubblicitari, in altri Paesi, senza avere in Il problema è piuttosto come valorizzare il reddito della stabile organizzazione, che sarebbe un troncone di un network complessivo, estratto dal contesto. Quando si vendono beni materiali e internet funge solo da vetrina informatica, questo criterio appare fuori luogo visto che la prestazione ha ad oggetto pur sempre un bene materiale, fisicamente consegnato da una filiera che produce redditi nel paese del cliente. Se si dovesse prevedere anche qui una stabile organizzazione , per una prestazione che non si esaurisce affatto su internet, il reddito attribuitole dovrebbe essere corrispondentemente inferiore.
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