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Home Tassazione internazionale Il problema dei falsi rimpatri
Il problema dei falsi rimpatri PDF Stampa E-mail
Tassazione internazionale
Scritto da Dario Stevanato   
Sabato 03 Ottobre 2009 00:00

Altra variante per scudare somme che all'estero non sono mai andate, senza imbarcarsi in un "finto" trasporto al seguito.

Se accendo un finanziamento presso una banca estera, e poi mi presento presso una banca italiana

con la dichiarazione riservata e l'ordine di bonifico impartito alla banca estera, come fa la banca italiana a sapere che quelle somme non esistevano al 31.12.2008? E come fa a scoprirlo il fisco, dato che la banca italiana non deve comunicare dati e notizie concernenti la dichiarazione riservata (art. 14 co. 2) e dunque nemmeno conosce da quale intermediario estero provengono le somme? E se anche lo scoprisse, ci sarebbe da svolgere indagini all'estero, limitatamente alla consistenza dei capitali, circostanza assai poco gestibile in modo seriale, e che è estranea all'economia del provvedimento.

In ogni caso il fisco non potrebbe mai scoprire nulla, perchè non necessariamente le somme devono essere state presso l'intermediario estero che procede al bonifico: al 31 dicembre 2008 potevano essere da un'altra parte! Quindi semplicemente utilizzando un ulteriore filtro la fonte del bonifico è irrintracciabile. Mi indebito con una banca estera, quindi prelevo il contante e lo verso in un'altra banca estera, che poi bonifica le somme alla banca italiana. Potrei sempre sostenere, anche se il fisco risalisse al movimento di denaro corrispondente al bonifico e alla data in cui le somme furono depositate, che prima le detenevo in contanti in cassetta di sicurezza o altrove. L’unico inconveniente è poi quello di dover restituire il finanziamento alla banca estera, il che avverrà svuotando piano piano il conto italiano oppure utilizzando magari i frutti della nuova evasione!

Al di la del caso che ho fatto, mi sembra che lo scudo si presti a falsi rimpatri, di somme mai uscite dall'Italia. Sotto questo aspetto rischia di cadere uno degli argomenti pragmatici a favore dello scudo, e cioè le scarse possibilità di recuperare a tassazione l’evasione riparata all’estero. Questo sarebbe vero se effettivamente lo scudo non fosse un colabrodo, invece qui il rischio è di ipotecare la lotta all’evasione di fonte e di destinazione italiana, che potrebbe essere scudata secondo i vari sistemi di cui si è detto. Paradossalmente, le accuse di introdurre un canale preferenziale per l’evasione internazionale, cadono alla luce della possibilità dei falsi rimpatri e della scudabilità di un’evasione casereccia, che l’estero non lo ha mai visto. Il fatto è che forse per molti le possibilità di essere beccati su redditi nascosti sono così basse che neppure vale la pena di pagare il 5 percento e mettersi a fare queste acrobazie. Una appendice alla legge sullo scudo, per quanto riguarda la relativa protezione dai successivi accertamenti poteva essere che "resta fermo la possibilità del fisco italiano di chiedere la documentazione, di cui ragionevolmente lo scudante doveva essere in possesso", che renda verosimile l'esistenza delle disponibilità all'estero il 31 /12/2008.

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