La valutatività del diritto e la discrezionalità |
Il diritto si è trasformato in legislazione. Si amministra per legge e la macchina pubblica è paralizzata. C'è sempre una legge che ti consente di fare la cosa sbagliata, di non fare quella giusta o di compiere un abuso. Le decisioni si riparano dietro un tranquillizzante ombrello legislativo, si amministra per legge, con una crescente deresponsabilizzazione delle funzioni, e strumentalizzazione delle regole, per convenienza o peggio. In questo quadro, assumersi le proprie responsabilità è diventata una minaccia, e la valutazione, conseguente alla riflessione, quasi un nemico da combattere. Etichettata dietro un concetto negativo per definizione, definito come "discrezionalità". Nel 2005 avevo scritto un libro che avrebbe dovuto chiamarsi "discrezionalità, diritto e tributi", e che invece -dando stupidamente retta ad alcuni professori di diritto tributario, chiamai "società, diritto e tributi". Ne ripropongo, qui allegato, il terzo capitolo, cui faccio riferimento nel "diritto amministrativo dei tributi", a proposito del diritto come studio di valutazioni umane.
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