LIVA è una imposta sul consumo o è un ibrido? StampaLoading...
Particolarità IVA
Scritto da Raffaello Lupi   
Domenica 19 Settembre 2010 12:25

Il volume di Boria Diritto tributario Europeo, recentemente edito da Giuffrè, è l'ennesima conferma che se il diritto tributario non mette radici interne, non riflette sulla propria condizione, non può volare in europa. Al di là della simpatia per l'amico autore, il volume è la consueta elencazione di materiali normativi, giurisprudenziali, nazionali ed europei, tenuti assieme da discorsi generali, noti a tutti gli studiosi della convivenza sociale, che quindi difficilmente vi troveranno

valore aggiunto per capire cosa sia il diritto tributario.  Ho cercato invano nel volume un punto centrale del diritto comunitario, e cioè la possibilità che ne facciano parte anche paesi con combinazioni molto diverse tra organizzazione sociale basata sullo stato, e quindi con elevati tributi, e paesi con una organizzazione sociale basata sul mercato , e quindi con minori tributi e minori servizi pubblici. Il punto centrale è proprio la misura in cui possono far parte dell'unione paesi con poche tasse e pochi servizi e paesi con tante tasse e tanti servizi. L'idea comunitaria è probabilmente che questi due paesi possano competere, secondo il criterio del "vinca il migliore". Se ne potrebbe ricavare la mancanza di uno standard miniimo di servizi sociali che la costituzione europea impone ai propri stati membri. Fino a che punto la riduzione delle imposte e la correlativa riduzione dei servizi pubblici può pregiudicare l'appartenenza all'unione? Non so se il volume risponda, ma dall'indice non mi è sembrato....il fatto è che se manca una teoria della tassazione a livello nazionale, come avevo scritto nella prima versione di questo post, è difficile trasferire a livello europeo concetti che non ci sono neppure a casa nostra. E che non deve fare certo il legislatore, ma devono fare gli studiosi. E' finchè il diritto tributario verrà considerato come l'esposizione dei materiali di riferimento, accompagnato da considerazioni estratte dal sapere generalistico economico-sociale, non verrà elaborato quel sapere specialistico necessario a fare da retroterra alla tassazione attraverso le aziende.  Per questo, non me ne voglia l'autore, il libro potrebbe intitolarsi "normativa tributaria europea", così come il diritto tributario italiano è rimasto "legislazione fiscale". Il che dove serviva un retroterra più complesso lascia insoddisfatto un concreto bisogno sociale.

C'è un punto in cui si afferma che l'IVA è un ibrido , non è una vera imposta sul consumo perchè (cito testualmente) , il consumatore finale è estraneo alla sua determinazione, "stante il mancato coinvolgimento del consumatore finale nello schema di attuazione del tributo". Ora vorremmo sapere quale degli innumerevoli tributi sul consumo, vigenti dall'antichità ad oggi, abbia mai coinvolto il consumatore finale. Basta leggere un libro di storia, o avere visto un film di cappa e spada, per rendersi conto che le imposte sul consumo non hanno mai, da che mondo è mondo,  coinvolto giuridicamente il consumatore finale. Come del resto le nostre accise e imposte similari coinvolgono il consumatore finale, ma lui potrebbe benissimo ignorarne l'esistenza. Possibile che tra tutte le asettiche citazioni non sia venuta in mente una riflessione di questo genere? Ma qui c'è un "mea culpa" perchè la perplessità suddetta è ripresa anche da miei scritti di venti anni or sono...ma possibile che avessi gli occhi così foderati di prosciutto? E proprio vero che, come diceva Satta, nessuno paga mai un prezzo abbastanza alto per la propria liberazione.

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