Loading...

Area riservata

Newsletter

Nome:
E-mail:

Link

Siti amici, partners o semplicemente di interesse che vi segnaliamo. Accedi
 4 visitatori online

Una teoria per i tributaristi

Questo sito vuol contribuire a una teoria della tassazione, conciliando quella ragionieristica attraverso le aziende con quella valutativa attraverso gli uffici. Pur cercando di essere comprensibile da tutti, parte da aspetti facilmente inquadrabili dagli operatori del settore. www.giustiziafiscale.com   si rivolge invece direttamente agli opinion makers e agli esponenti della pubblica opinione. Sull'organizzazione sociale in generale www.organizzazionesociale.com

Home Occultamento ricavi Sembra oggi, invece è vent'anni fa: un articolo di tremonti conferma l'importanza della comunicazione e la necessità dei contenuti
Sembra oggi, invece è vent'anni fa: un articolo di tremonti conferma l'importanza della comunicazione e la necessità dei contenuti PDF Stampa E-mail
Occultamento ricavi
Scritto da Raffaello Lupi   
Sabato 12 Maggio 2012 17:58
Senza un punto di riferimento, per l'opinione pubblica, sulla tassazione attraverso le aziende, le schizofrenie e le contraddizioni  generano un fisco spettacolo. Dove l'informazione e i media non possono supplire all'assenza di formazione. Sull'evasione e le tasse c'è quindi una grande giostra mediatica, sempre al punto di partenza.  Dove si dimenticano oggi le polemiche di  ieri, e domani
avremo  dimenticato quelle di oggi. E' una giostra di luoghi  comuni, dagli evasori-ladri a equitalia ladra, con le solite frasi  fatte, coi professori  che, invece di parlare della determinazione della ricchezza ai  fini  tributari, si appiattiscono sui  materiali, oppure -all'opposto- pontificano che le tasse sono un furto, o una cosa bellissima, che bisogna spendere poco e bene, invece che molto e male, che noi italiani siamo fatti così,  che ognuno tira l'acqua al suo mulino, rosso di sera bel tempo si spera, come in un talk show di gianni ippoliti, poco diverso dal bailamme delle varie società accademiche, su cui dovrei fare un post a parte. L'articolo di Tremonti, come il personaggio, è diverso da entrambi i generi. Non ci fa venire il latte alle ginocchia coi materiali, nè complica le cose semplici. Indubbiamente comunica in modo efficace, stigmatizza brillantemente alcuni luoghi comuni, ma non spiega quello che succede ai fini della determinazione della ricchezza ai fini tributari. Nell'articolo allegato  coglie bene tante schizofrenie sociali che si intrecciano  sul fisco anche in questi giorni, come vent'anni fa. Al centro  c'è sempre la stessa domanda, cioè chi  richiede le imposte, chi  spinge ad adempiere dove le aziende non arrivano? tremonti non  risponde, ma ironizza brillantemente su molte risposte sciocche che girano anche adesso. Sulla determinazione della ricchezza è un pò riduttivo, in  quanto il titolare di un negozio potrebbe non lavorare, e guadagnare meno del collaboratore. Ineccepibile anche la metafora su quello che paga per uno ed evade per tre. ma eccolo qua dal corriere della sera di una decina di governi or sono...
le idee paleosovietiche del Fisco
un pregiudizio tipico: il lavoro puo' essere solamente dipendente. sulla minimum tax compromesso politico che mortifica tutti
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ BONUS MALUS TITOLO: Quelle idee paleosovietiche del Fisco Un pregiudizio tipico: il lavoro puo' essere solamente dipendente Sulla minimum tax compromesso politico che mortifica tutti - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - La "minimum tax" concentra al massimo livello le contraddizioni proprie del sistema fiscale e politico italiano. Il governo Amato, uno dei migliori e piu' forti governi che il Paese abbia avuto, era pero' debole in politica fiscale. Una debolezza evidente, tra l' altro, nella imposizione della cosiddetta "minimum tax". Cosiddetta "minimum tax", perche' nella legge non si chiama cosi' , ma: "contributo diretto lavorativo". L' idea di fondo e' proprio questa: che un lavoratore autonomo non possa guadagnare meno di un lavoratore dipendente. E un' idea che ha senso nel caso che l' autonomo abbia davvero un dipendente: il buonsenso porta infatti a supporre che un commerciante od un artigiano che hanno un commesso od un apprendista guadagnino almeno come il commesso o l' apprendista e non di meno. Salva beninteso la prova contraria, prova che puo' essere fornita evidenziando eventi eccezionali, di ordine personale . ad esempio una malattia . o di ordine aziendale . ad esempio un costoso investimento .. E un' idea che invece non ha alcun senso se il lavoratore autonomo non ha un dipendente: spesso egli stesso vorrebbe essere un dipendente, vorrebbe avere un posto fisso. L' Italia e' piena di commercianti e di artigiani marginali che si trovano in questa condizione. Com' e' provato dalla serie di impressionanti chiusure di attivita' causate proprio dal nuovo metodo di tassazione. L' idea del lavoro dipendente come termine necessario di riferimento rivela la rigidita' di un pregiudizio che e' tipico della cultura italiana: il lavoro o e' dipendente o non e' . Chi non e' dipendente, non e' un lavoratore pur se autonomo, ma un deviante. Un' idea paleosovietica di questo tipo non funziona dove dovrebbe funzionare e funziona dove non dovrebbe funzionare. Non funziona nell' area delle attivita' forti dove l' autonomo evasore normalmente gia' dichiara per uno (cosi' sta fuori dalla "minimum tax") ed evade per tre. Funziona invece in capo ai piccoli, che sono costretti a pagare piu' del dovuto salvo rischiare e subire una procedura fiscale odiosa, che va dal costo addizionale che si deve sostenere per il rilascio di un equivoco attestato di "poverta' fiscale", alla minaccia di sanzioni del 200%, fino alla demagogica concentrazione dei controlli sui poveracci invece che sugli evasori. Se il governo Amato era debole nella gestione degli affari fiscali questo e' ancora piu' debole, debole nel modo peggiore: debole con i forti e forte con i deboli. Invece di un "compromesso politico" come quello appena raggiunto, un compromesso che mortifica tanto la ragione dei contribuenti quanto la ragione del Fisco, si doveva e si poteva evitare. Cio' che si doveva e si poteva fare era togliere valore di prova legale contro il Fisco alla contabilita' delle imprese minori, togliere la schiavitu' di inutili adempimenti di contabilita' fiscale, rifare gli "studi di settore" per portare gli autonomi a dichiarare al Fisco imponibili conformi al senso comune. Come si scrive da almeno dieci anni sul Corriere, anche gli autonomi avrebbero accettato una politica basata sulla formula: meno oppressione, piu' pressione fiscale. E ormai questa solo una speranza per il prossimo governo.

Commenti

Per postare commenti o rispondere è necessario loggarsi.
 

Copyright © 2009 Fondazione Sudi Tributari | Tutti i diritti riservati | CF/P.IVA 97417730583

PixelProject.net - Design e Programmazione Web