Ma dov'è tutto questo rischio multinazionali? Loading... Stampa
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Tassazione internazionale
Scritto da Raffaello Lupi   
Domenica 17 Febbraio 2013 08:04

Quando la società è disorientata , bisogna trovare un colpevole, e ogni tanto vanno di moda le multinazionali, soprattutto in un contesto di analfabetismo socioeconomico diffuso, ma mentre sul sole 24 ore di domenica 17 febbraio l'analisi del giornalista è pacata , e si rende conto dei termini del problema , quella del professore (vedi sotto) appare davvero priva di filo conduttore, perchè sembra dare per presupposto che i redditi possano essere fatti sparire

facilmente sotto gli occhi del fisco, come se i margini di profitto , sia dal lato dei ricavi, sia dal lato dei costi, non fossero alla luce del sole e facilmente analizzabili dal fisco. Che non a caso infatti in Italia sta facendo del transfer pricing , delle stabili organizzazioni occulte e simili l'ultima frontiera per le proprie statistiche di gettito. Il professore scrive che sono "i gruppi multinazionali a determinare i maggiori spostamenti di imponibile", senza dirci di che cosa parla, se sono royalties, interessi, prezzi delle materie prime, condivisione dei costi comuni o che cosa...Ancora una volta il giornale della confindustria straparla, gioca a fare il "no global" e la Gauche au caviar. Come se il problema dei 120 miliardi di imposte fosse quello, come se ci fosse dietro una analisi dell'evasione, come se i controlli di TP non fossero i più facili da porre in essere con il controllo della remunerazione delle funzioni, e dell'allocazione dei profitti, o comunque i più facili da porre in essere rispetto alle fatture gonfiate attraverso il "cinese finto" . Che ringrazia vivamente. 

Sole-24 Ore - 2013-02-17 - Pag. 3

L'ANALISI 

Quando il reddito diventa «senza Stato» 


Carlo 
Garbarino
Il G-20 ha posto l'attenzione al fenomeno dell'erosione della base imponibile. L'annuncio è importante in quanto rappresenta la convergenza dei principali governi riguardo a una manifestazione di fenomeni elusivi diversa rispetto a quella oggetto dei lavori Ocse nell'ultimo decennio, vale a dire la concorrenza da parte dei paradisi fiscali. Lo spostamento di attenzione è auspicabile, in quanto sono i gruppi multinazionali a determinare i più massicci spostamenti di imponibile, spesso avvalendosi dei paradisi fiscali come snodi di riferimento. La tecnica utilizzata è quella che recentemente è stata definita nel senso di condurre a uno "stateless income", cioè a un particolare tipo di reddito transnazionale "senza Stato", non soggetto ad alcuna (o minima) imposizione. Il driver essenziale dei fenomeni di sgretolamento delle potestà impositive nazionali è il presidio strategico che i grandi gruppi hanno sugli intangibles e sui capitali, che vengono trasferiti appropriatamente nella catena del valore del gruppo per ridurre il carico fiscale globale. Tutto ciò ha creato una tensione tra i governi e le multinazionali, avendo le seconde acquisito capacità strategiche di mobilità che non competono più ai governi nazionali, costretti a operare separatamente in relazione ai propri territori, con ridotte capacità di perseguire unilateralmente i fenomeni di erosione. La soluzione a questi problemi è multilaterale e richiede cooperazione. Già nel 2011 l'Ocse aveva pubblicato un rapporto dal titolo «Corporate Loss Utilisation through Aggressive Tax Planning» e la escalation del G-20 indica che i Governi si indirizzano a strategie concertate più efficaci rispetto alle aspirazioni a un sistema globale di scambio di informazioni. Quale che sia il destino delle iniziative prese negli ultimi anni non c'è dubbio che esse siano foriere di una nuova prospettiva interamente multilaterale: come per l'inquinamento globale o la volatilità finanziaria, anche per il profit shifting sono necessarie iniziative in base a criteri che vengano estensivamente definiti su base multilaterale da tutti gli attori, incluse le multinazionali attraverso codici di comportamento.

Commenti

avatar Leo Lauricella
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Le società multinazionali suscitano nell'opinione pubblica una forte diffidenza, ogni aspetto che riguarda la loro attività viene vista come priva di valori, ho comunque ispirata dal solo scopo di fare “profitti” queste società spesso utilizzano gli stati i beni comuni e i popoli, con finalità che non guardano al bene delle comunità, il ruolo fiscale delle stesse è inevitabilmente avvolto da tali considerazioni, risulta difficile interrogarsi sul ruolo da collettore che queste assolvono in merito alla riscossione dei tributi, il pregiudizio ha la meglio, forse questo è inevitabile, le aziende spesso non si sforzano di darsi un volto umano, ma al contrario sembrano stranamente sforzarsi di dare un immagine che solidifichi il pregiudizio stesso.
Convincere la pubblica opinione che sono una garanzia di riscossione delle imposte non è affatto semplice, anche se le aziende superata una certa soglia dimensionale riescono “involontariamen te” a svolgere un lavoro di riscossione che allo stato risulta assai complesso, questo è un servizio che le multinazionali svolgono in modo eccellente, ma averne contezza è un'altra cosa.
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