Apple e tassazione della filiera produttiva:se fosse solo TP?Loading... Stampa
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Arbitraggi elusivi
Scritto da Raffaello Lupi   
Venerdì 01 Gennaio 2016 08:03

Anche la vicenda Apple conferma che sulla funzione istituzionale di determinazione della ricchezza si brancola nel buio, senza una spiegazione di insieme. I titoli dei giornali parlano di "frode", come se qualcuno avesse venduto in nero, falsificato le fatture e simili (vedete questo sensazionalistico pezzo di repubblica). Più che davanti a "mezzi di informazione" sembra di essere davanti a mezzi di confusione, che se la prendono un pò con la Apple, un pò con lo Stato, senza spiegare

il cuore del problema. Che viene inquadrato bene da questo pezzo di Massimo Famularo sul fatto quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/30/apple-laccordo-con-il-fisco-non-e-una-vittoria/2340133/ e da questo pezzo di un tributarista sul corriere d'informazione http://www.corriereinformazione.it/blog-prima-pagina/81-apple-cosa-succede.html . la sostanza della questione,  per noi tributaristi, ma facile da capire per tutti, è l' individuazione e la "remunerazione" della filiera produttiva della Apple. In altri termini, considerando Apple come un'unica impresa mondiale, i profitti della funzione commerciale, materialmente realizzata in Italia attraverso strutture fisiche appartenenti a una società del gruppo, non le venivano invece imputati anche fiscalmente. Quindi la quota di reddito connessa all'attività commerciale, cioè di marketing, di trading, di contatti coi compratori (a loro volta operatori commerciali rivenditori all'ingrosso), di gestione dei rapporti di credito e delle promozionii di mercato veniva svolta in tutto o in parte dalla società italiana, ma non veniva adeguatamente remunerata. Insomma il profitto dell'attività commerciale , materialmente realizzata in Italia, non veniva tassato qui, aumentando quindi il reddito  imponibile della società venditrice estera del prodotto, sempre del gruppo Apple e ubicata in Irlanda. Se le cose stanno in questi termini al fondo si  tratta di una banale questione di determinazione dei prezzi di trasferimento intragruppo (c.d.Transfer pricing), impostata in  modo piuttosto ingenuo dalla Apple. Era infatti  chiaro che si sarebbero semplicemente potuti rettificare i ricavi intragruppo della società italiana che si occupava del suddetto segmento commerciale per arrivare allo stesso risultato. Il tintinnare di manette e l'intervento nientepopodimeno che della Procura della Repubblica appare fuori luogo, utile solo a spaventare le aziende e a tenerle lontane dall'Italia. Infine sembra un tax planning del tutto diverso da quello riguardante il fisco americano, e che  avevamo descritto in quest'altro post. Comunque se ci saranno sviluppi vi  terremo informati.  

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