I controlli fiscali "si sprecano" , anche per la corte dei conti, ripresa dal "Messaggero" |
Occultamento ricavi | |
Scritto da Raffaello Lupi | |
Martedì 02 Dicembre 2014 08:47 | |
La tassazione italiana è attraverso le aziende, ma ...dove le aziende non arrivano? Cioè nei negozi , nei laboratori artigiani, negli studi professionali, operanti direttamente al consumo finale che succede? Ci dovrebbero andare valutativamente gli uffici tributari, che invece si dedicano in prevalenza alla riqualificazione della ricchezza palese, con le contestazioni interpretative, come scriviamo sempre su questo sito e anche nel manuale di diritto amministrativo dei tributi. Adesso pare se ne sia accorta anche la corte dei conti , con un rapporto rilanciato da questo articolo sul quotidiano "Il messaggero" di oggi. Il motivo è una convenienza intrecciata di tutte le istituzioni coinvolte: non si affronta il problema del coordinamento tra la determinazione contabile dei tributi, attraverso le aziende, e quella valutativo-presuntiva attraverso gli uffici, si possono spacciare mediaticamente questi controlli interpretativi come ricerca dei "grandi evasori", lasciando però indisturbata una franchigia notevole all'evasione "padronale" (individuata solo in caso di liti societarie, fallimenti o inchieste a tappeto come quella su Berlusconi), non si infastidiscono in concreto categorie elettoralmente importanti , pur criminalizzate in astratto, si fanno lavorare i professionisti di fascia alta con contestazioni di lana caprina sulle aziende. Insomma, un bluff, una sceneggiata, figlia del disorientamento sociale sulla determinazione dei tributi. E' un capolavoro di come una serie di convenienze individuali diano luogo a una enorme disfunzione collettiva. Ma sono cose note..segue l'articolo del messaggero...
Per le piccole imprese e per i professionisti pagare le tasse in Italia può essere considerato un «optional», come un navigatore satellitare quando si compra un'auto. Il sistema attuale dei controlli, per come è costruito, sembra essere pensato per permettere agli evasori che gonfiano le file di imprese e partite Iva e che dichiarano fino a 5 milioni di euro l'anno, di farla franca. L'analisi, impietosa, è della Corte dei Conti, che ha appena terminato la sua «indagine sugli effetti dell'azione di controllo in termini di stabilizzazione della tax compliance», in pratica un check up alla lotta all'evasione, le cui conclusioni, sono parole dei magistrati contabili, restituiscono «uno scenario invero desolante, nel quale la correttezza fiscale sembra affidata più alla lealtà del singolo contribuente che ad un organico sistema di regole, alla violazione delle quali si riconnettano adeguate e certe conseguenze sfavorevoli». Come dire, chi non paga le tasse è quasi certo di farla franca. E il primo motivo, sottolineato dalla Corte, è la possibilità remota che il Fisco venga a bussare alla porta per fare un accertamento.
|
Commenti