Kipli (Corrado Guzzanti) e il futuro di dialoghi Stampa
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Dialoghi tributari
Scritto da Raffaello Lupi   
Giovedì 20 Giugno 2013 20:36
Consentitemi uno sfogo personale, ma registro la marea montante di parole solo apparentemente provviste di senso  compiuto che dilagano in materia tributaria, parafrasi normative di ogni tipo, condite con stereotipi banali, degni di questa satira ante litteram dei talk shows. Ai sussiegosii sproloqui teorici fanno  riscontro sproloqui pratici, che complicano anche le pratiche più banali, ed innescano leggi di semplificazione. Si crea così una stratificazione normativa ancora peggiore, in un ambiente ridotto a quello dei ciechi di Breughel , ignari che la semplificazione sta nel buonsenso tecnico, nella
consapevolezza della propria funzione. Grazie alla quale gli uffici tributari americani gestiscono una normativa molto più articolata della nostra, consapevoli che la semplificazione sta nella serenità, nell'assunzione di responsabilità e non nell'avere sempre una disposizione normativa che ci copra le spalle. Beh, vale la pena di continuare a parlarne coi tributaristi tenendo Dialoghi tributari? Che è scritta bene, ma costa tempo e fatica inenarrabile al sottoscritto, costringendolo a disperdersi in mille rivoli , e distogliendolo da libri organici e snelli di  utilità sociale molto maggiore di articoli  dedicati a questioncine, dopotutto professionali e poco importanti per il paese?  Vale la pena di continuare a parlare ai tributaristi, sempre più dispersi, loro malgrado, in una inutile sceneggiata, ed anch'essi avviati a seguire la decerebralizzazione della rispettiva comunità scientifica? Sono passati quasi 11 anni di dialoghi e mi viene in mente l'ironia di Corrado Guzzanti questa poesia de kipli. 
 
“DARE E AVERE 
So di non aver dato molto nella mia vita…
So di non aver dato molto ai miei amici,
ai miei fiii,
a mi moje 
ar’cane…
So di non aver dato molto nella mia vita…
So di non aver dato molto a chi invece mi ha dato molto,
a chi mi ha amato e sorretto e aiutato.
So di non aver dato molto nella mia vita.
Ma quel poco…
lo rivorrei indietro.”
 
I dieci  anni che ho  dato per mettere a posto  "dialoghi tributari" non li rivorrei indietro  per me, li rivorrei indietro per dedicare quel tempo di pensiero e di scrittura a cose più utili per lo stesso diritto tributario, cioè per il diritto  amministrativo delle imposte, che in questi stessi blog possiamo continuamente migliorare, modificare , collegare , integrare , senza essere vincolati a una chiusura della stampa, alle correzioni, ai dilemmi sul titolo...sulle qualifiche degli autori. Sto scrivendo questo  post a giugno 2013, e mi sento molto solo nella creazione, nella comunicazione , davanti ad articoli incapaci di comunicare, cioè di sintonizzarsi col retroterra di conoscenze e di esperienze del lettore. Perchè i professionisti, ed anche gli accademici (quando  sono in grado di svolgere discorsi di senso compiuto, il che è abbastanza raro) hanno grandi difficoltà di comunicazione. Hanno in mente il proprio caso, che sembra loro il centro del mondo, e pensano di poterlo richiamare agli altri professionisti con una norma, o con un esempio numerico, senza saper esprimere un concetto. E' un deserto mentale con poche eccezioni, per le quali potrebbe benissimo essere sufficiente questo blog (anzi, questi blogs) , per me molto più pratici. Forse è difficile salvare il diritto tributario senza salvare il diritto in genere. Riportandolo alla sua essenza di disciplina dedicata a istituzioni che rispondono alla politica, e indirettamente pubblica opinione. La vera "economia delle istituzioni" è il diritto, mentre la legislazione è superfetazione inutile. Forse bisogna interagire con le classi dirigenti intese come "opinione pubblica qualificata",  gli uomini di cultura, gli studiosi  sociali, gli intellettuali, i giornalisti, gli imprenditori , i managers, i magistrati in genere. Gli operatori del diritto tributario devono  capire che la loro vita sarà sempre un incubo se l'opinione pubblica qualificata non avrà chiara la determinazione tributaristica della ricchezza come la descriviamo in questi siti. Ma dobbiamo in qualche modo far capire che dialoghi è "una parte" di un "polo di aggregazione" dei  pochi  tributaristi che ragionano , oltre la professione, e vogliono essere, nella loro materia, il punto di riferimento  per le classi dirigenti "fuori della professione". Vedremo se l'accademia dei tributaristi e l'editore IPSOA lo capiscono, o se continuano a proporre discorsi e prodotti sconclusionati, in controtendenza rispetto al nostro tentativo di riportare il ragionamento nel settore. Se ciò accadrà bene, altrimenti porteremo il ragionamento da un'altra parte, la strada di una rinascita è già tracciata nel nome "diritto amministrativo dei tributi". Vedremo. 

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