Sproloqui e "lavoro non remunerativo", ovvero "Blob il fluido fiscale" StampaLoading...
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Economia, diritto e tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 31 Luglio 2013 13:04

In materia tributaria sale il livello dell'incubo professionale, cioè quel lavoro dove il corrispettivo proponibile al cliente non giustifica la fatica e la dispersione di energie del professionista. Tutte le professioni hanno questo livello di non remuneratività, compresa

quella medica, come risulta dagli interventi disperati e rischiosi su chi, comunque, difficilmente può farcela: come dicevano i chirurghi militari in guerra quando si dedicavano a chi, senza cure sarebbe morto, ma se curato aveva più possibilità di sopravvivere.  Passando dall'ospedale da campo alla consulenza tributaria da sempre ci sono state pratiche sotto il livello di remuneratività, quando si dice "sono cento euro , fai prima a pagare che a rivolgerti a un consulente". Piano piano però questo livello di pratica "non remunerativa" è cresciuto, proporzionalmente alla diminuzione della voglia di decidere da parte delle istituzioni, innescato dalla drammatizzazione del clima sociale sulla determinazione tributaristica della ricchezza. Gli uffici sempre più spesso replicano , a richieste sensate, "sarebbe giusto ma c'è quella circolare, quella prassi, quel pretesto, quel modulo, quella sentenza, che non me lo permette, io applico solo la legge". In questo modo anche pratiche da 4-5 mila euro, quando richiedono mattinate e mattinate di lavoro, code all'agenzia delle entrate , istanze e ricorsi, diventano un incubo rispetto alle poche centinaia di euro che si possono richiedere al cliente. Valore uguale lavoro diceva Marx, e il professionista lavora per soldi, e non per masochistico piacere, a differenza degli studiosi, che poi vedremo essere in buona parte responsabili del dramma dei professionisti. Anche se la fame di lavoro è aumentata, riducendo la possibilità di fare gli schizzinosi, sempre più spesso il compenso , visto il valore della pratica, è inadeguato alle fatiche necessarie ad assolvere l'incarico e ai rischi di non riuscire a portarlo a compimento. Il valore della pratica deve essere sempre maggiore per mantenere la remuneratività di una attenzione professionale anche scrupolosa, e per assorbire i tempi di un giro delle sette chiese tra funzionari che non vogliono decidere, rinviano ad altri funzionari  o a giudici problemi di cui ciascuno si libera con qualche argomento apparentemente in tema. In questo modo i problemi crescono, per la riluttanza di tutti ad esporsi in quella che potrebbe essere una soluzione, e alla tendenza a salvare le apparenze con nuove domande e nuove prospettive, che complicano ulteriormente la questione, ma danno tono, come in questo simpatico sketch con cui un professionista si cava d'impaccio disorientando un cliente saputello.  Tutti i riferimenti aggiunti, pretesti per interloquire su un problema che non si capisce, si stratificano sulla questione, che cresce grazie a riferimenti inutili ad altre norme , altri problemi, circolari, procedure , sentenze, dottrina, risposte ai telefischi vari, e altre divagazioni. Il problemino, inizialmente piccolo, fagocita tutti questi sproloqui e pian piano si ingigantisce, si autoalimenta, diventa qualcosa di mostruoso  proprio come blob il fluido mortale, di cui al noto film di fantascienza e collage di spezzoni televisivi della terza rete. Torneremo successivamente sui responsabili, spesso inconsapevoli, di questa situazione, anche se parecchi li abbiamo già identificati.  Parleremo anche dell'editoria, delle professioni, delle istituzioni, e di tanti altri settori dove è sempre più radicato il denominatore comune di dir qualcosa per "far vedere di esserci". Questo provoca complicazione inutile, ponendo tanti professionisti tra l'incudine di non prendere lavori, oppure di rischiare una crescente dose di lavoro non remunerato. E' come una pestilenza, che crea lavoro remunerativo per i medici che curano i ricchi, mentre i poveri "devono morire", o rassegnarsi ad essere curati male. Cioè nei limiti della parcella che possono pagare.  Non è fallita solo la via processuale al diritto tributario, è fallita anche quella professionale, che istintivamente complicava le cose semplici per aumentare le parcelle. Ci vuole una via dottrinale semplificatrice, che la classe dirigente, le istituzioni, possano capire e seguire. Ci stiamo provando.

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