La piramide del gettito: poche aziende-esattrici riscuotono tanto |
Economia, diritto e tassazione | |
Scritto da Raffaello Lupi | |
Venerdì 11 Settembre 2009 00:00 | |
Basta scorrere le statistiche del gettito, pubblicate dal ministero dell'economia, per avere una conferma delle teorie sulla tassazione analitico aziendale, fondata sulla rigidità delle organizzazioni aziendali, più che sull'onestà di qualcuno...del resto l'onestà è un discorso che riguarda i preti o i moralisti, che ci spiegano i nostri ultimi destini e doveri, mentre qui affrontiamo la convivenza sociale su un piano più pragmatico ecco qui la tabella dei redditi di impresa in cui si scopre che 6000 soggetti circa su oltre 4 milioni danno il 70 percento del totale dei redditi di impresa, confermando che pochi grandi danno tanto Aggiunta del 1 settembre 2009. Giulio De Caprariis, confindustria, mi fa avere l'allegato studio di economisti inglesi, americani e danesi sull'aumento di pressione fiscale a seguito dell'utilizzo delle rigidità aziendali a beneficio del fisco. A riprova dell'accessibilità delle scienze sociali, dove persone che non si conoscono possono giungere parallelamente a riflessioni simili, sembrano considerazioni analoghe a quelle dei miei ultimi volumi, Evasione paradiso e inferno e Diritto tributario volume unico. Quello che segue è l'abstract. Questo lavoro presenta un modello di utilizzo della cooperazione altrui (agency model) per spiegare come il reddito segnalato dai datori di lavoro abbia aumentato fortemente il grado di adempimento degli obblighi fiscali, e quindi abbia reso più agevole la tassazione. Le grandi aziende moderne hanno un gran numero di dipendenti e i loro obiettivi di produzione impongono una rigorosa organizzazione contabile. A causa di questo ogni singolo impiegato può denunciare al fisco frodi perpetrate tra datore di lavoro e altri impiegati. Noi mostriamo che se una azienda è grande abbastanza, questi condizionamenti assicurano l'adempimento fiscale anche con poche sanzioni e pochi controlli. La segnalazione da parte di terzi aumenta il tasso di adempimento se viene scoraggiata la deduzione di costi, o se questi vengono controllati in modo stringente. Poi caliamo questo sistema in una crescita macroeconomica in cui le dimensioni aziendali crescono col progresso tecnologico dell'ambiente sociale (progresso esogeno, cioè non generato dalla stessa impresa). La spesa pubblica cresce in proporzione alla crescita dimensionale delle imprese. Quando lo sviluppo è maturo il sistema viene basato interamente sulle segnalazioni delle grandi aziende, e raggiunge un livello ottimale. L'ultima frase l'ho tradotta male o la capisco poco. Perchè comunque la cash economy esiste in tutte le economie mature, e se si espande crea sperequazioni tra che è segnalato dal cliente e chi non lo è. Poi ci sarà anche un sacco di gente che gestisce negozietti, o affitta appartamenti in nero. se non c'è un buon intervento amministrativo, che arrivi dove non arrivano le grandi aziende (che ai tempi di società diritto e tributi, 2005) chiamavo grandi sostituti di imposta, la sperequazione fiscale cresce. Segue l'abstract che ho tradotto sopra. This paper presents a simple agency model to explain why third-party income reporting by employers dramatically improves income tax enforcement. Modern firms have a large number of employees and carry out complex production tasks, which requires the use of accurate business records. Because such records are widely used within the firm, any single employee can denounce collusive tax cheating between employees and the employer by revealing the true records to the government. We show that, if a firm is large enough, such whistleblowing threats will make tax enforcement successful even with low penalties and low audit rates. Embedding this agency model into the standard Allingham-Sandmo tax evasion model, we show that third-party reporting improves tax enforcement if the government disallows self-reported losses or audits such losses more stringently, which fits with actual tax policy practices. We also embed the agency model into a simple macroeconomic growth model where the size of firms grows with exogenous technological progress. In early stages of development, firms are small, tax rates are severely constrained by enforcement, and the size of government is too small. As firm size increases, the enforcement constraint is slackened, and government size is growing. In late stages of development, firm size is sufficiently large to make third-party tax enforcement completely effective and government size is socially optimal.
Aggiunta del 10 settembre Questo studio dell'OCSE va nella stessa direzione: la rigidità aziendale è la garanzia della tassazione analitico aziendale.
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Commenti
Le aziende in cui vi è una management , soprattutto quello amministrativo, professionale e discretamente autonomo dalla proprietà, questo tenderà naturalmente a manifestare la capacità economica ed applicare prudentemente la normativa fiscale (spesso “scudati” da robusta pareristica) .
Questo accade non per la bontà del management (è un po’ come la “benevolenza del macellaio” in Smith) ma per evitare di dover rispondere alla proprietà di eventuali danni economici legati ad un contenzioso fiscale . Quindi la Direzione aziendale indirettamente e per motivazioni diverse aiuta il fisco a perseguire i propri interessi, consentendogli di superare le asimmetrie informative insite nel “modello di agenzia”.
In questo caso è lo stesso management che svolge la funzione di segnalatore al fisco della capacità contributiva dell’azienda a differenza del paper commentato in cui è l’azienda che segnala i fornitori.
Diversamente accade nelle aziende in cui la proprietà, che ha un interesse diretto a ridurre il carico fiscale (che permette di incassare dividendi più elevati a parità di utile ante imposte), è fortemente coinvolta nella gestione dell’impresa in cui l’amministrazione è gestita da “persone di fiducia” scarsamente responsabilizza te, che eseguono le direttive impartite . In questo caso il management amministrativo ha il solo interesse di assecondare la proprietà senza correre alcun rischio di essere chiamato a rispondere di eventuali contenziosi fiscali . I soggetti che hanno un vantaggio informativo , proprietà e management , hanno interessi collusi tra loro ed antitetici rispetto al fisco, e quest’ultimo non riesce a recuperare le informazioni occultate sulla capacità contributiva .
Concludo che purtroppo le dimensioni aziendali non sono sempre un valido spartiacque per individuare i due modelli di gestione aziendale.
Grazie per l’attenzione.
stefano palestini
tributaria, soprattutto con riguardo agli studi di settore. In merito
non si possono fare facili riflessioni ma qualche cosa si può
dire. Si avversano le medie di settore in quanto queste non avrebbero
il requisito dell'effettività, che dovrebbe esser proprio, invece,
della capacità contributiva. Gli studi, in pratica, risultano
perdenti. Ma...quale è la realtà sociale di riferimento? Quella
scandinava? Oppure anglosassone? No, è quella italica, del bel paese.
Insomma, una realtà che permette al piccolo, su larga scale, di
evadere, (cosa che, del resto, potrebbe accadere anche nei paesi
nordici se il "terreno di riferimento" si palesasse fertile, in tal
senso). Il punto di "strappo" o di "non ritorno" è proprio questo,
"non si sta giuridicizzando" il seguente principio: "ogni qual volta
che la realtà sociale, di riferimento, palesa, fondatamente, su larga
scala l'inattendibili tà dei redditi dichiarati, possono, allora,
trovare applicazione medie statistiche, ponderate sui dati strutturali
del contribuente, con onere della prova contraria a carico del
medesimo". Questo "processo di maturazione" non sta trovando
compimento nonostante l'introduzione del previo contraddittorio al
possibile atto di accertamento. E' una questione di "coscienza
collettiva" (tributaria) che altro non è che "l’insieme di
rappresentazion i, norme e valori, condiviso dai membri di una società,
e come tale costituente la dimensione societaria di questo insieme di
persone" e che i giudici, in ultima analisi non fanno altro che
rispecchiare nel "succo" delle loro sentenze.