Loading...

Area riservata

Newsletter

Nome:
E-mail:

Link

Siti amici, partners o semplicemente di interesse che vi segnaliamo. Accedi
 8 visitatori online

Una teoria per i tributaristi

Questo sito vuol contribuire a una teoria della tassazione, conciliando quella ragionieristica attraverso le aziende con quella valutativa attraverso gli uffici. Pur cercando di essere comprensibile da tutti, parte da aspetti facilmente inquadrabili dagli operatori del settore. www.giustiziafiscale.com   si rivolge invece direttamente agli opinion makers e agli esponenti della pubblica opinione. Sull'organizzazione sociale in generale www.organizzazionesociale.com

Home Teoria della tassazione Giuristi tributari: una categoria di ricostruire (non si vive solo di prof.avv.)
Giuristi tributari: una categoria di ricostruire (non si vive solo di prof.avv.) PDF Stampa E-mail
Valutazione attuale: / 27
ScarsoOttimo 
Teoria della tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Martedì 05 Luglio 2011 14:15

A  proposito del malessere fiscale indotto dalla mancanza di spiegazioni della tassazione attraverso le aziende, è illusorio pensare che l'accademia, la comunità scientifica dei tributaristi, possa essere -così com'è costruita- una soluzione. Purtroppo, per una serie di meccanismi che la travalicano, è una parte del problema, per non dire la maggiore. Non si può pensare che gli avvocati sistematizzino un settore della convivenza sociale, perchè gli avvocati non sono programmati per fare chiarezza, ma per

gestire professionalmente la confusione. Spiegare all'opinione pubblica, alle classi dirigenti, un settore della convivenza sociale? Ma quando mai! E' compito della politica, è compito dei giornalisti, è compito di qualcun altro , noi spieghiamo le leggi, descriviamo i materiali, i nostri stessi libri di dottrina, oggetto di nuovi libri di dottrina. Poi cerchiamo di vincere le cause, di gestire le pratiche, dove il "prof." diventa un ulteriore biglietto di presentazione: il prof. avv. è un avv. con una marcia in più nelle relazioni professionali. Ma non è uno studioso della convivenza sociale. In questo modo diventa avvocatesca e speciosa anche l'amministrazione fiscale, che viene distratta dal proprio compito di "acquisire i tributi" perchè "ci pensano le aziende, mentre nessuno le spiega che lei dovrebbe completare il lavoro dove le aziende non arrivano o i loro titolari mentono. Senza lo sfondo di un sapere condiviso , in un disorientamento sociale, l'istituzione non sa più come comportarsi, e tende a rilievi stereotipi, di regime giuridico di ricchezza palese, per salvare l'immagine e la statistica. La grinta con cui gli uffici legali  dell'agenzia difendono i rilievi guridico-formali sul regime giuridico del dichiarato, con parafrasi e cortine fumogene, le tattiche avvocatesche, l'esposizione selettiva e suggestiva di fatti pacifici e innocui  ad esempio "ha preso i soldi e non li ha dichiarati", riferite al rimborso di un prestito, ha ottenuto una riduzione dell'imponibile, oppure "non ha dichiarato un ricavo" magari esposto nell'anno precedente o successivo. Questa passerella di eventi pacifici, esposti selettivamente all'interno degli atti impugnati, unitamente a riferimenti normativi del tutto irrilevanti, accostati alla meglio, o in modo non pertinente, senza dialogo col contribuente, senza confronto, senza interlocuzione, sono deprimenti. 

Subentra subito la desolante sensazione di un lavoro inutile, per i funzionari ispettivi, per l’agenzia delle entrate, per il  PM, per il professionista , parcelle a parte. Una sceneggiata che si riduce a una enorme perdita di tempo. Gli sproloqui inconcludenti, insinuanti, indecifrabili, ma non palesemente estranei al tema, tipici della dottrina , abbiano fatto scuola all'interno dell'amministrazione. Che se ne avvale , legittimamente, per mettere in difficoltà il giudice, timoroso di vanificare l'operato di una amministrazione pubblica, in un contesto di schizofrenia sociale sulla "lotta all'evasione". Davanti ai "prof. avv." , l'agenzia sfoggia anch'essa legittimamente le  proprie tecniche avvocatesche. E di solito vince dove non dovrebbe, e non richiede le imposte dove dovrebbe, prima del processo. Ne risente la richiesta delle imposte, che dovrebbe avvenire pragmaticamente, senza tutto il tacabanda di arresti giurisprudenziali, combinati disposti, salvis iuribus, in subiecta materia, "de qua" e altre formule con cui per darsi tono la dottrina avvocatesca compplica da anni le cose semplici. Nello stesso modo gli uffici , seguendo questo stile, cercano di confondere le idee ai giudici , alzando vere e proprie cortine fumogene. Fingendo di non vedere le cose ovvie. Se l'amministrazione non sistematizza, ed è ostaggio delle mancate spiegazioni della tasssazione attraverso le aziende nell'opinione pubblica, lo stesso vale per i giudici, le aziende, i giornalisti, gli economisti, in un fisco senza testa. Ecco perchè bisogna che gli studiosi del diritto tributario siano prima di tutto giuristi, cioè sistematizzatori di un settore della convivenza sociale, che altrimenti rimane "senza testa". Poi facciano pure gli avvocati per vivere, anche bene, come tutto sommato faccio io.

 

 

Commenti

Per postare commenti o rispondere è necessario loggarsi.
Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Luglio 2011 10:08
 

Copyright © 2009 Fondazione Sudi Tributari | Tutti i diritti riservati | CF/P.IVA 97417730583

PixelProject.net - Design e Programmazione Web