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Una teoria per i tributaristi

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Home Teoria della tassazione Tassazione tra economia e diritto: chi ha il pane non ha i denti e viceversa
Tassazione tra economia e diritto: chi ha il pane non ha i denti e viceversa PDF Stampa E-mail
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Teoria della tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 26 Agosto 2009 00:00

Materia giuridica con oggetto economico....o materia economica con metodo giuridico...Quella che doveva essere un'unione, un'osmosi, nella consapevolezza della comune appartenenza al sapere umanistico è diventata un buco nero, soprattutto per colpa delle diverse strade con cui si cercava di imitare la scientificità delle discipline fisico sperimentali. Diritto tributario appiattito sui materiali, ancora legislazione fiscale (e altra documentazione, variamente chiosata. compresa la dottrina assurta a oggetto di se stessa); scienza delle finanze diluita su tutta l'economia pubblica, involrticata in tgrafici, equazioni e formule, .trascurando solo i numeri da cui potrebbe emergere la geografia economica dei comportamenti giuridici. La mancanza di integrazione e osmosi ha fortemente ostacolato "

la giustizia tributaria e la coesione sociale in materia di tassazione. Diritto tributario è sempre più fatto di casi particolari, questioni sottili, concrete, ma di dettaglio, senza visione di insieme (quando si tenta di volare più alto ci si inviluppa nelle solite divagazioni sulla giustizia fiscale, la solidarietà, la proprietà, etc..) . La scienza delle finanze mantiene la visione d'insieme, ma in un mondo sempre più astratto, artificioso, convenzionale, con cui si usano dieci equazioni per spiegare un comportamento intutivo. 

 La tassazione è tra l'incudine della concretezza senza visione di insieme (giuristi), e il martello della visione di insieme senza concretezza, che caratterizza gli scienziati delle finanze che ancora se ne occupano (in verità pochi). E' un circolo vizioso da superare, tenendo presente che la tassazione riguarda prima di tutto comportamenti individuali, da raggruppare per tipologia, in modo da capirne la rilevanza generale: dai comportamenti delle grandi organizzazioni spersonalizzate, a quelli degli "autonomi", e di tutte le sfumature intermedie che stanno ne mezzo. Bisogna trovare i denominatori comuni dei comportamenti individuali, altrimenti si passa, come impazziti, da un caso particolare all'altro, senza una idea del relativo peso sociale, e anche mediatico. Le sorti della fiscalità italiana dipendono ben poco dall'autoconsumo IVA  o dal trasferimento di residenza all'estero o per l'estero, dall'imputazione a periodo dei contributi pubblici, dai redditi fondiari della casa del portiere e da tutti i casi specifici su cui si consumano i tributaristi, e che hanno una valenza di curiosità consulenziale.

Gli economisti (scienziati delle finanze) dovrebbero aiutarci a capire dov'è la capacità economica, in relazione alle sue caratteristiche di determinabilità individuale..quanta percentuale dei consumi transita per strutture rigide ed è quindi facilmente individuabile? Quanta è frammentata, e richiede strumenti alternativi? Quant'è il peso economico dei problemi di determinazione della capacità economica. Dov'è il "pil fiscale"? Loro dovrebbero abbandonare i loro grafici e i loro modelli, che tante smentite hanno avuto da parte della realtà, anche nella recente crisi economica, che ha messo a dura prova il prestigio dell'economia matematica-quantitativa: gli economisti parlano bene, quando parlano, ma sono le equazioni che li rovinano!!! hanno una tale visione di insieme, che spesso perdono il senso della realtà, in quanto si soffermano solo su quei pezzi di realtà che si prestano a essere inseriti in una formula matematica. Ma perchè mangiare libri di matematica? (stacchetto musicale dedicato agli "economisti quantitativi"). Forse è il  frutto dello stesso complesso di inferiorità delle scienze sociali verso quelle fisico sperimentali, che porta i giuristi invece a mettere al centro della loro analisi "il dato normativo" o altri "materiali", fino alla dottrina che commenta se stessa. Fatto sta che un economista, di recente intervistato sulle inadeguatezze di questi modelli rispetto alla crisi, ha replicato ""io faccio modelli e mica è colpa mia se la realtà è diversa dai modelli!!!.

Bisogna  rimettere insieme la sostanza che ci accomuna davvero, come studiosi delle scienze sociali, partendo, come facciamo qui, dalla riflessione sui comportamenti. Altrimenti la scienza delle finanze continuerà a proporre, a una società sempre più distratta, i suoi grafici, e il diritto tributario i suoi "combinati disposti" e le sue "autorevoli dottrine". Che ha concretezza non ha la visione di insieme, e chi ha la visione di insieme non ha la concretezza. Non si possono capire le parti senza una adeguata idea del tutto. E se si interviene su quello che non si capisce si crea confusione. Un intervento abbastanza buono degli economisti, rispetto ai tributi, si trova in questo volume di "bosi guerra"

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Ultimo aggiornamento Domenica 18 Aprile 2010 07:44
 

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