Lo studio dei comportamenti, anche in funzione dei materialiLoading... Stampa
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Teoria della tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Domenica 16 Agosto 2009 00:00

La teoria della tassazione è fatta degli elementi strutturali di ogni forma di tassazione, in ogni tempo e luogo, cioè  di diritto dei poteri pubblici (matrice amministrativistica), ed apprezzamento economico di vicende umane, cui si affianca l'emersione della capacità economica attraverso la rigidità dell'organizzazione aziendale, e quindi la possibilità di analizzare analiticamente molte vicende del diritto, ad esempio civile, in chiave economica.

  Per tenere insieme tutto questo c'è bisogno di una teoria, che non sia parafrasi di materiali, di articoli di legge, di commi tre che rinviano al comma 4, di esposizioni del pensiero ministeriale, di premesse civilistiche dove il codice civile recita (gulp!), e poi il testo unico dispone, di esibizioni di stralci di dottrina che cita altra dottrina, di arresti giurisprudenziali  (aaargh!!!) schierati in buon ordine, di insegnamenti del giudice delle leggi! Illusioni che il "materiale" (prima di tutto il “dato normativo”) esprima chissà quale intriseca razionalità, come quella dell’evoluzione naturalistica che ha formato l'universo. Senza rendersi conto della diversa metodologia delle scienze umane e sociali, in generale, e in particolare che la legislazione sconta programmaticamente le ambiguità e le contraddizioni della convivenza sociale, e non è affatto un'immagine divina, espressione di superiori disegni  razionali; anzi spesso esigenze di consenso e coesione sociale impongono alla legislazione di non dire quello che dovrebbe dire, ipocrisia, lacune e incoerenze.

Il diritto ha invece ad oggetto, come tutte le scienze sociali,  comportamenti umani, nel nostro campo riferiti agli individui che legiferano, governano, pagano o evadono le imposte, controllano e giudicano. Anche per questo, basando il diritto sui materiali, ci si disumanizza e si perde la possibilità di quelle comparazioni, nel tempo e nello spazio, che caratterizzano ad esempio l’economia; quest'ultima, nonostante le sue derive matematico formali, riesce ad avere una dimensione transnazionale, su cui si confrontano ricercatori di paesi diversi. Appiattendo invece il diritto sul resoconto dei “materiali” non ci si riesce a capire neppure tra italiani, neppure tra tributaristi. Coi "materiali" ci si annoia e ci si condanna a non capire più nulla non appena passato il confine, o mettendo indietro l’orologio di qualche decennio (a maggior ragione, ovviamente, si è del tutto incapaci di progettare il futuro). Seguendo i suddetti “materiali”, ci si perde nelle loro caratteristiche  contingenti ed imperfezioni esteriori: in tributario si  gira attorno a terapie improvvisate, scollegate tra loro, senza capire la malattia, ed essendo costretti, come in una fatica di Sisifo, a ripartire sempre da capo. Se c’è un dato strutturale, nel diritto, non è la legislazione, ma è la vita sociale, con i suoi valori e i suoi assetti produttivi, persino le sue forme di esaltazione (vedetevi questa danza haka Maori ripresa sempre più spesso nelle conventions delle multinazionali), che anzi sono la spina dorsale delle scienze umane, che si occupano di quello che dà un senso alla vita.  Noi non commentiamo disposizioni di cui al capoverso, combinati disposti, novelle legislative, arresti giurisprudenziali, pronunciamenti ministeriali (ma dobbiamo proprio parlare così??) . Se cominciamo a parlare di uomini e di donne, di persone, anche questi materiali prenderanno vita, come strumenti per orientare i comportamenti, smettendo di essere solo feticci senz'anima, senza collegamento con la vita reale.

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Ultimo aggiornamento Martedì 01 Settembre 2009 10:42