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Controlli e contenzioso
Scritto da Raffaello Lupi   
Sabato 29 Giugno 2013 09:20

Proseguiamo con la pubblicazione di episodi di corruzione, con notizie tratte dai giornali, dove però la scoperta della truffa deriva

sempre da un cittadino che, a un certo punto, denuncia i corrotti, contro il suo stesso interesse. Mi pare di aver visto raramente corruzioni scoperte direttamente dai servizi di controllo interno delle amministrazioni coinvolte, siano esse agenzia, gdf o equitalia. Questo "servizio per rendersi nullatenenti agli occhi del fisco", scoperto a Parma, comunque era curioso e conferma che il primo problema di legittimazione delle istituzioni non è la "lotta all'evasione", ma la lotta alla corruzione. Poi l'una tira l'altra. Perchè è proprio la paura dei sospetti di corruzione a spingere i controlli su questioni di diritto, dove i funzionari non devono "mettere la faccia", non possono essere accusati di aver sottostimato la ricchezza non registrata. Perchè le contestazioni interpretative possono essere sempre ricondotte a una disposizione normativa che decida per noi, mentre sulla stima della ricchezza non registrata bisogna esporsi personalmente. La stima della ricchezza non registrata, infatti, non è legale, è empirica, non c'è una norma che decide per noi. Quindi -per chi vuole essere "a posto", meglio far finta di non vedere. Oppure, se si corrono dei rischi, li si corrono in proprio, per arricchirsi, come questa simpatica congrega parmense:

Truffa al fisco, imprenditore in manette 

Prendevano mazzette per non far pagare le tasse. Arrestato il reggiano Luigi Tronci. Perquisizioni nella sede di Equitalia

 
                                                     di Enrico Lorenzo Tidona                                                                                  

REGGIO EMILIA

Andavano alla ricerca di imprenditori destinatari di cartelle esattoriali e, sotto lauto compenso, fornivano dei prestanome per trasferire le aziende all’estero, sgravandoli una volta per tutte dai debiti accumulati. Una pesante accusa sostenuta dalla procura di Parma, che ha fatto scattare le manette ai polsi di due persone, comprese nell’operazione “Stolen tax”, portata a termine dalla Guardia di Finanza della città ducale. Agli arresti domiciliari Luigi Tronci, imprenditore reggiano di 47 anni, originario di Ortelle (Lecce), titolare di una ditta che vende materiale elettronico domiciliata a Reggio. Ad agire con Tronci c’era l’ufficiale di riscossione di Equitalia, Pio Pirozzi, anch’egli arrestato, residente a Parma e da poco trasferito nella sede reggiana di Equitalia, in via Fratelli Manfredi, dove si sono recati i finanzieri per effettuare alcuni controlli. Pirozzi si occupava di risolvere, attraverso la costituzione di società all’estero, i problemi finanziari dei privati, incassando una provvigione. Per la Guardia di Finanza veniva così impedito che potessero essere riscossi crediti accertati per «diverse centinaia di migliaia di euro».

Seguendo un altro filone di indagini, gli inquirenti hanno deciso l’arresto di altre tre persone. I cinque indagati non operavano quindi in un’unica organizzazione ma in due gruppi distinti. Come trait d'union c’era una finta commercialista, con la quale venivano messe a segno le truffe ai danni dello Stato. Nel complesso le indagini hanno portato a galla operazioni in grado di fornire un servizio “chiavi in mano” di elusione delle imposte. La Guardia di Finanza di Parma ha arrestato l’avvocato Alberto Pangrazi Liberati, la falsa commercialista Patrizia Fazio e il funzionario dell’agenzia delle Entrate Mario Ferrante. Assieme a Tronci e Pirozzi sono stati accusati a vario titolo di corruzione, peculato, tentata concussione, falso ideologico, truffa ed esercizio abusivo della professione. I cinque, con la complicità di altre due denunciati, avevano creato un «sistema illecito» per impedire il prelievo delle imposte a carico di «parecchie decine di imprenditori» di Parma e provincia. L’inchiesta, ha spiegato al procuratore della Repubblica Gerardo Laguardia, è partita un anno fa dalla denuncia di un cittadino «a cui erano stati chiesti 3mila euro per chiudere la pratica che il fisco aveva aperto a suo carico». Così le Fiamme Gialle hanno scoperto che l’attività illecita coinvolgeva i due funzionari pubblici e i professionisti. Il primo filone di indagine parte da Ferrante che, «operando contro il suo stesso ufficio», agiva in maniera tale da non dare seguito ai provvedimenti di iscrizione al ruolo o ai pignoramenti che Equitalia avrebbe dovuto eseguire su indicazione dell’Agenzia delle Entrate. L’indagato redigeva ricorsi e atti difensivi, con la falsa commercialista e l’avvocato, servendosi degli atti a disposizione del suo ufficio. Lo stesso funzionario, poi, formava e inoltrava a Equitalia falsi provvedimenti di sgravio attestando l’insussistenza di crediti erariali già iscritti a ruolo. L’ufficiale di riscossione Pirozzi offriva invece insieme a Tronci la possibilità di “esportare” i debiti accollandoli a imprese straniere (si parla della Lettonia). «Abbiamo notizia di “bustarelle” che andavano da 20mila a 60mila euro - ha spiegato il comandante della Gdf di Parma Guido Maria Geremia - ma anche di regali di altro genere».

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