perchè il sole spara sulla mediazione? StampaLoading...
Controlli e contenzioso
Scritto da Raffaello Lupi   
Venerdì 21 Giugno 2013 07:23

Qualcuno dovrebbe spiegare la matrice amministrativistica del diritto tributario all'avvocato  Iorio, uno degli articolisti dell Sole-24 Ore, cui però il testo è stato verosimilmente commissionato per il solito desiderio di sensazionalismo dalla redazione di norme e tributi (21 giugno 2013). Nella lite tributaria, infatti, non ci sono cliente e fornitore, danneggiato e danneggiante che litigano, ma c'è un'istituzione pubblica (ufficio) che svolge una funzione, contro la quale il destinatario ricorre a un'altra istituzione pubblica (giudice). L'enfatico titolo "senza terzietà fisco poco credibile" dimostra proprio che, sul diritto tributario, siamo all'anno zero, facciamo i discorsi della signora Marisa in sala d'aspetto (e rimbambiamo i nostri lettori, con un giornale che, sui tributi, diventa carta straccia prima di andare in edicola). Ora, basta usare un attimo il cervello , superando gli interminabili e inconcludenti  bla bla, per capire che "il fisco non è una parte", ma una pubblica amministrazione, che non ha convenienze personali, ma casomai comodità istituzionali.  Rispetto all'amministrazione, la terzietà

già esiste , ed è il giudice, ma  la prima giustizia si trova all'interno dell'amministrazione. Invece Iorio, dimenticando tra l'altro quanto accade in tutti i paesi del mondo, esordisce enfaticamente considerando la mediazione come come "un'anomalia per il tentativo di composizione affidato a una delle due parti". Dopodichè vede l'intera amministrazione come "un omone" e parla di un "ulteriore passaggio presso lo stesso ente che ha emesso l'atto", considerandol "poco razionale" , riprendendo acriticamente le affermazioni di una corte dei conti che, nonostante il buonsenso , desidera visibilità parlando di fisco, e anche lei si getta nel tentativo di coprire il vuoto lasciato  dall'accademia, anche per darsi un ruolo, e prevenire l'imbarazzante domanda sul suo rapporto "costi  benefici".  Dopodichè parte l'autocelebrazione, secondo cui "le critiche sembrano condividere tutte le perplessità che, da oltre un anno, sono state sollevate, in materia, dalla dottrina anche sulle pagine del Sole" (zumpa zumpa zumpa). Dopodiche la corte dei conti, dopotutto fatta da giuristi,  si  accorge della naturale matrice amministrativistica del diritto tributario, e rileva che "il  percorso amministrativo già conosce opportunità di definizione agevolata», con la conseguenza che prevedere un ulteriore passaggio amministrativo (il reclamo) presso lo stesso ente «appare poco razionale». Il punto vero è quello che, alla fine dell'articolo di Iorio, individua chi già lo conosce, e cioè il coinvolgimento di strutture diverse e autonome rispetto a quelle che curano l'istruttoria degli atti reclamabili. La corte dei  conti, infatti , trascura quello  che abbiamo rilevato su dialoghi più volte, cioè la difficoltà che, per le pratiche di piccolo importo, sia lo stesso  ufficio che ha emanato l'atto, a prendersi la responsabilità di rideterminarlo, in difetto di evidenze inoppugnabili. Quanto agli "oneri di carattere economico e tecnico in capo al contribuente", si tratta solo di  scrivere , tramite un professionista, un atto che altrimenti dovrebbe essere il ricorso, che ne ricalca le modalità di presentazione, e che -in assenza della mediazione- andrebbe fatto comunque.  Poi c'è il delirante auspicio  finale dell'articolista, secondo cui "Vi è da sperare che l'intervento della Corte faccia finalmente riflettere il legislatore sulla validità dell'istituto, che costituisce un onere per il contribuente oltre che, probabilmente, per l'erario. Un meccanismo per il quale gli errori di un ufficio (controlli) dell'Agenzia rappresentano il successo di un altro ufficio (legale), solo perché i due uffici non riescono a confrontarsi prima dell'emissione dell'atto impositivo, dovrebbe obiettivamente far riflettere il legislatore e l'amministrazione". Un bignamino di amministrazione contenziosa: ma vi pare che l'organo cui  si rivolge un ricorso gerarchico improprio si  consulta preventivamente con quello  che deve emettere l'atto contro  cui  si ricorre? Che si dovrebbe fare allora? Ma questa domanda, che ci poniamo noi, che cerchiamo di capire, spiegare, riflettere è un optional per chi  deve solo  riempire trenta righe in apertura di giornale. C'è spazio, lo riempio, e spero di vendere carta. I pensieri sono un optional, domani è un altro giorno,  e per oggi ho  svoltato. Senza accorgersi che in questo modo  si destruttura il pensiero, si crea disorientamento e confusione. Ma che ci importa, basta che comprino il giornale. Da giornalismo a cartoleria, verso  il nulla.   

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