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Home Controlli e contenzioso Indicatori di reddito, spese e tracciabilità dei pagamenti: una manovra a tenaglia, ma basta? Ed il debito pubblico?
Indicatori di reddito, spese e tracciabilità dei pagamenti: una manovra a tenaglia, ma basta? Ed il debito pubblico? PDF Stampa E-mail
Controlli e contenzioso
Scritto da Administrator   
Lunedì 31 Gennaio 2011 10:11

di Mario Damiani

Nella strategia del fisco per ridurre l’evasione fiscale ed avvicinarsi almeno ai limiti fisiologici dei paesi più avanzati, è stata adottata l’acquisizione telematica dei dati relativi alle spese personali oltre una soglia minima (per ora 3.000 euro) di ciascun contribuente, desunti da fatture o scontrini fiscali con indicazione del codice fiscale. Un sistema che già viene utilizzato per le spese farmaceutiche ai fini della detrazione irpef (e dei controlli della spesa sanitaria).

Unitamente alla limitazione dell’uso del denaro contante questa misura risulterà decisiva per il Fisco per conoscere le spese dei contribuenti e quindi compararle con le dichiarazioni fiscali prodotte, integrando questi dati con quelli previsti dal redditometro in modo da avere una mappatura sufficiente per eseguire controlli fiscali realmente efficaci. Una manovra a tenaglia, quindi, che generalizzerà l’uso dei metodi presuntivi come sistema di controllo delle posizioni fiscali.

Sono da ritenere scontate le prevedibili manovre furbesche per cercare di depistare il Fisco mediante il frazionamento artificioso e compiacente degli acquisti, la contraffazione dei codici fiscali ovvero l’uso truffaldino di codici di terzi generati con modalità informatiche ed, in generale, tentativi di interposizione fittizia, anche parziale, di altri soggetti, consapevoli o no. Così come si potranno manifestare dei buchi nel sistema, come gli acquisti via internet da fornitori esteri o da soggetti che non rilasciano scontrini per beni costosi (informatica ecc.) riciclati dal mercato parallelo (ricettazioni, acquisti e vendite in nero, imprese-cartiere ecc.), ma i segnali emessi sono forti e vanno perciò ora ben diffusi e gestiti. Si possono immaginare esperti informatici senza scrupoli che si presteranno a queste falsificazioni, alle quali si risponderà prevedibilmente con l’obbligo del riconoscimento dell’acquirente, come avviene per l’uso delle carte di credito, o con altre contromisure come la creazione di carte di identità a lettura magnetica, incorporanti il codice fiscale.

 

L’auspicabile successo dell’operazione “trasparenza nominativa” delle spese potrà portare ad un incremento delle imposte personali sui redditi ma produrrà anche un ulteriore squilibrio della tassazione diretta nel nostro paese rispetto a quella indiretta. Il passaggio successivo dovrà perciò essere quello di un riequilibrio tra le due tipologie di tassazione per adeguare l’Italia ai rapporti che si rinvengono negli altri paesi OCSE dove la tassazione indiretta supera, per lo più, quella diretta. La crescita delle entrate tributarie non dipenderà però solo dalla riduzione dell’area dell’evasione ma anche, sotto il profilo strutturale, dalla crescita economica e quindi della ricchezza imponibile e dalle sue forme di produzione. Un segnale importante dell’attenzione alla riduzione della pressione fiscale potrebbe essere quello di destinare una porzione significativa del recupero dell’evasione proprio alla riduzione delle imposte sui redditi mentre l’aumento delle entrate legate alla (auspicabile) crescita economica potrebbe essere in gran parte destinato ad incrementi di spesa qualificata e selettiva in innovazione e sviluppo per ridurre il gap che in questo campo l’Italia ha accumulato sui diretti concorrenti.

 

Difficili sono invece le condizioni per ridurre, almeno a breve termine, la spesa pubblica corrente, che richiede prima un’attenta analisi strutturale e poi una selettiva azione di razionalizzazione e di riduzione analitica. Occorre in ogni caso fare i conti con l’enorme debito pubblico nazionale e locale, che richiede interventi mirati ad ottenere risultati in termini di tangibili riduzioni, che non possono certamente essere conseguiti con le sole entrate ordinarie, assorbite dalla spropositata spesa pubblica corrente e dagli interessi che maturano, non comprimibili a breve termine. Prima o dopo si dovrà perciò cominciare a parlare di (impopolari) misure di carattere straordinario (come la vendita del patrimonio pubblico non essenziale o forme equivalenti come i fondi immobiliari pubblici) e, forse, una pur moderata imposta patrimoniale sulle persone fisiche, la cui semplice evocazione è già un segnale minaccioso, ma comincia a serpeggiare qua e la sui giornali ed in altri ambienti, da destinare all’abbattimento del debito.

 

Attendiamo perciò la promessa riforma fiscale per valutare se andrà nella direzione della riduzione del carico sulle imprese e sui redditi di lavoro e se affronterà con decisione i problemi della tassazione sulle rendite di ogni tipo (immobiliari e mobiliari). Che cento euro guadagnati col lavoro debbano scontare un’aliquota media più che doppia (quella marginale è più che tripla) rispetto ad una rendita finanziaria (guadagnata senza fatica) è un’iniquità che non può essere più tollerata in Italia e dalla comunità finanziaria internazionale con l’alibi del finanziamento dei deficit statali. Serve stabilità politica e di governo e lungimiranza della politica e dei governanti , i quali debbono parlare chiaro sui sacrifici da fare, su chi deve farli e per quali obiettivi strategici vanno fatti, cercando di ricostruire una vera comunità nazionale e rinviando gli ottimismi all’ottenimento dei primi risultati realmente significativi.

 

E’ troppo? E’ un’illusione? Forse, ma almeno parliamone perché è in gioco concretamente il futuro di tutti.

 

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http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/PDF/2011/2011-01-10/2011011017592536.pdf
http://rassegnastampa.comune.torino.it/rassegna/imgrs.asp?numart=WQLNL&annart=2011&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1&isjpg=S&small=N&usekey=B6FHI&video=0
http://www.nuovofiscooggi.it/files/u27/rassegnastampa/17.01.2011_03_0.pdf


Da un lato il giornalista generalista (Panebianco Corriere) che, giustamente, non occupandosi della materia, usando le categorie concettuali comuni, ammonisce sull'instaurazi one dello Stato di polizia ... dall'altro il funzionario dell'associazio ne delle imprese che operano nel software che, dal suo punto di vista, correttamente afferma che non serve SOGEI per gestire questo...Segue poi l'intervento del presidente del CNDC che ammonisce che ciò comporterà oneri per il contribuente e che, concordando con il giornalista, tale strumento, che secondo il presidente del CNDC ha quale scopo quello di monitorare le spese sopra i 3000 euro, lede la privacy del contribuente...


Mi sembra che le idee in campo, anche in parte meritevoli di considerazione, siano un po' confuse, poco sistematizzate e quindi discutibili.


Gli strumenti di fatturazione telematica e di controllo centralizzato degli scambi hanno un precedente piuttosto interessante: da quasi vent'anni la Cina (GOLDEN TAX PROJECT http://www.chinatax.gov.cn/n6669073/n6669118/9938304.html ) ha sviluppato un sistema analogo a quello che si va ad introdurre nel nostro Paese, di trasmissione e segnalazione telematica delle operazioni, già oggetto di precedente post (qua il documento http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1641379).
Un giornalista od un commentatore generalista potrebbe evidenziare: beh appunto, uno stato di polizia, come volevasi confermare. Se la tesi fosse valida, ci si dovrebbe chiedere allora perché altri modelli politici e sociali, non poi dissimili da quello citato, non abbiano pensato ad un sistema analogo... La spiegazione invece è di natura tecnica, concettuale, di "sistema fiscale". Contrariamente ai modelli fiscali occidentali, in cui il gettito è procurato esclusivamente (come nel modello americano, almeno per la fiscalità federale centrale), in via preponderante o in maniera equilibrata (come nel modello tedesco), dall'imposizion e personale diretta ( ossia la capacità economica-reddi tuale di persone, soggetti d'impresa), nel modello cinese il gettito è procurato primariamente dall'IVA, dagli scambi economici tra operatori d'impresa o professionali.


Si da il caso che molti, in tempi più recenti, abbiano coniato slogan fiscali "meno tasse sulle persone più sui consumi", "dalle persone alle cose", senza però ragionare più di tanto sull'archittetu ra fiscale da realizzare.
Il controllo degli scambi da cui deriva il gettito dell'imposizion e indiretta presuppone che ci sia un monitoraggio efficace degli stessi, compiuto mediante segnalazioni fatte dagli operatori o da soggetti terzi che si occupino degli adempimenti fiscali.
Nella prima ipotesi, il rapporto con l'Amministrazio ne fiscale è diretto; è il caso cinese, senza la necessità di intermediari. Ciò non toglie, seconda ipotesi, che con l'evoluzione delle strutture amministrative coinvolte nei rapporti, non vi possano essere figure di responsabili contabili, consulenti fiscali, che operino per conto del contribuente.
Quello che deve essere chiaro a monte è che il sistema non nasce per monitorare i consumi (cd. spesometro) ma gli scambi antecedenti alla cessione al consumo di beni o servizi.
Tant'è che il modello cinese, nonostante le recenti riforme che l'abbiano reso più simile a quello europeo, tassa attraverso l'iva gli scambi economici a monte del consumatore; la struttura economica che opera al consumo, i soggetti in contabilità semplificata, in linea di massima, non applicano l'iva o lo fanno con aliquote minime, con conseguente indetraibilità dell'iva che diventa un semplice costo.
Quindi il sistema della fatturazione elettronica, è pensato per monitorare gli scambi tra operatori economici, tra soggetti con partita iva, non per calcolare i consumi dei contribuenti e controllarne gusti e consumi...
Quello è un effetto secondario, sfruttabile, ma non caratterizza lo strumento...
Propalare la notizia che questo genere di strumenti serva a monitorare i consumi, a spiare i servizi o beni acquistati, come direbbe un vecchio iscritto ragioniere del CONSRAG, è come dibattere della "Corazzata Potemkin"...


Muovendo da questo, riprendendo le osservazioni al modello cinese fatto nello studio linkato, si può comprendere che il sistema del monitoraggio delle operazioni economiche serva a controllare e monitorare il gettito iva, reprimere le frodi, accrescere la tax compliance.


Per quanto concerne il gettito derivante dalle segnalazioni, occorre che vi sia comunque un controllo tempestivo: l'esempio, fino ad ora in negativo, è dato da uno strumento analogo di segnalazione e gettito che sono le ritenute.
Da più tempo, al pari di quanto avviene per i contributi inps, si sta cercando di accelerare la liquidazione delle stesse, attraverso una mensilizzazione....perché la dichiarazione del sostituto non serve a nulla....come a nulla, o a molto meno, potrebbe servire, una volta che è sviluppato il sistema, la dichiarazione fiscale per l'iva.


Tanto per l'iva, che si applica sulla singola operazione, quanto le ritenute, che si applicano sul singolo pagamento del corrispettivo, non serve una una dichiarazione, se non per fini riepilogativi...pertanto occorre un controllo che sia quanto più prossimo al compimento dell'operazione, cioé al generarsi del presupposto...
E tocchiamo allora l'altro aspetto: la repressione delle frodi, che per l'iva sono assai significative in termini di gettito
Anche qua il controllo ha un senso se è prossimo o quanto più prossimo alla segnalazione....non solo per la stoppare le operazioni ma per ridurre i danni erariali....


Infine rimane l'aspetto generale della tax compliance, della maggiore trasparenza e quindi emersione nella gestione del tributo, con adempimento spontaneo del contribuente. In questi termini ha ragione il presidente del CNDC quando rammenta l'importanza del filtro dei professionisti: se il commercialista provvede a segnalare le operazioni per conto del cliente è ovvio che faciliti la correttezza dell'adempiment o fiscale che direttamente il contribuente potrebbe evitare....
Qua si apre la tematica del posizionamento di tale figura nel sistema fiscale, se "intermediaria" tra l'Amministrazio ne ed il contribuente, o "di affiancamento" solo al contribuente, per la quale occorre un approfondimento autonomo e più generale.
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