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Home Controlli e contenzioso Crisi degli studi di settore e tassazione attraverso le aziende
Crisi degli studi di settore e tassazione attraverso le aziende PDF Stampa E-mail
Controlli e contenzioso
Scritto da Administrator   
Giovedì 30 Settembre 2010 11:02

Di Mario Damiani

Gli studi di settore non godono, in questo momento, di buona stampa e di grande considerazione, mentre l’enfasi ricade più sull’accertamento sintetico, più presentabile sul piano della politica e della coesione sociale e meglio gestibile con una strumentazione flessibile.
Lo studio di settore innescava infatti recriminazioni reciproche tra varie categorie di commercianti e lavoratori autonomi, nonchè tra essi nel loro insieme e i dipendenti.
Ma le perplessità sugli studi di settore derivano anche dalla loro matrice prevalentemente economico statistica, rigidamente ancorata ad algoritmi la cui struttura complessa (soprattutto per i valori di correlazione statistica) non è stata mai pienamente comprensibile, neppure agli esperti della commissione, e che non permette di considerare adeguatamente le variabili per cui la ricchezza è manifestata o nascosta ai fini fiscali.
Il tormentone degli studi di settore applicati ai rappresentanti di commercio, agli agenti monomadatari delle assicurazioni vita e ai consulenti finanziari, dai compensi assoggettati tutti a ritenuta di acconto, ci spiega questa trascuratezza degli studi per variabili decisive ai fini della possibilità di nascondere o meno ricchezza al fisco.
Per non parlare di quelli applicabili alle varie categorie di professionisti, le cui componenti reddituali devono assumersi e coordinarsi in base al criterio temporale di cassa, rendendo così necessario un raccordo tra le variabili adottate (difficilmente standardizzabili per i professionisti più individualisti).

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