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Una teoria per i tributaristi

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Home Controlli e contenzioso Dalle "dichiarazioni verificate all'archivio fiscale permanente
Dalle "dichiarazioni verificate all'archivio fiscale permanente PDF Stampa E-mail
Controlli e contenzioso
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 02 Dicembre 2009 22:07

In questo fisco che, da decenni, procede a casaccio, senza un retroterra di riflessione, ci sono alcuni feticci. Uno è la dichiarazione annuale e l'altro la verifica fiscale, sulla cui concezione totemica si soffermava un mio amico, alto dirigente dell'Agenzia delle entrate, rilevando come si trattasse di un retaggio dei tempi in cui esisteva ancora un elevato tasso di adempimento su richiesta del fisco. Oggi le tasse si pagano ancora quando qualcuno le richiede, però questo qualcuno

ha cambiato spesso veste. Certo il fisco è sempre sullo sfondo, però opera per interposta persona, confidando nella capacità economica rilevata dalle organizzazioni amministrative. emerge quindi che il centro non è "la dichiarazione" da "verificare", ma l'organizzazione amministrativa che c'è dietro, con le sue flessibilità e le sue rigidità. A che scopo ripetere ogni anno le stesse informazioni nella dichiarazione fiscale? A che scopo ripetere nella verifica le informazioni generali sull'attività, l'organizzazione etc.. Tutto questo non potrebbe essere in un archivio permanente, che resta fisso e di cui si chiedono solo le modificazioni? Anche  Il tutoraggio richiederebbe un archivio permanente sulle informazioni disponibili, senza ripetere nella dichiarazione delle informazioni , ad esempio sugli studi o sui codici di attività, che sono necessariamente stringate, perchè devono essere compatibili con la snellezza del modulo. Mi si dice anche che, in altri paesi, ogni contribuente ha un "tutor" o un team di tutors, che lo seguono, e ne tengono sotto controllo la credibilità, senza ripartire ogni volta da zero, con le informazioni permanenti. Senza riscoprire tutto con estemporanei redditometri. Con una trasparenza dei concordati effettuati, per agevolare un fisco che, come scrivevo in paradiso e inferno, non può replicare in sede di accertamento, le modalità contabili di determinazione del reddito,  ma deve innanzitutto valutare. E per valutare occorrono informazioni molteplici, da coordinare, senza lasciarsele sfuggire dopo l'accertamento, ripartendo da capo la volta dopo, o peggio ancora facendo pensare all'interessato che non ci sarà una prossima volta in cui gli richiederanno le imposte. Ed ovviamente questo intervento non sarebbe "cattivo", improntato ad un fuoco di paglia rigorista che dura trenta giorni, ma dovrebbe chiedere le imposte. Insultare meno, stimare di più. Potrebbero essere entrambi , l'archivio permanente e l'affidamento a un team, strumenti di controllo del territorio da approfondire e istituzionalizzare. Ora si alzerà il solito diffidente a dire, ma poi controllori e controllati si mettono d'accordo. A parte che si metterebbero d'accordo comunque, ove al privato convenga corrompere, la trasparenza può essere assicurata da una certa trasparenza delle definizioni dei concordati individuali, da filtrare anche agli interessati. Comunque non si può gestire la normalità in funzione della patologia o peggio ancora impedire i contatti tra fisco e contribuente nel timore di accordi illeciti. Tanto chi ha stomaco e spregiudicatezza li farebbe comunque.

Commenti

avatar mauro franchi
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FISCALITA' DI MASSA E PONDERAZIONI DELLE SINGOLE POSIZIONI
Penso che nella gestione dei grandi numeri non sia possibile giungere a delle ponderazioni personalizzate effettive se non in modo alquanto episodico e, quindi, statisticamente poco significativo. Le banche dati, già esistenti fra l'altro, della SOGEI, che assommano le informazioni più varie, fra cui in particolare: dati contabili, investimenti, disinvestimenti immobiliari, finanziamenti stipulati con atto pubblico, spese per oneri deducibili, possesso di beni mobili registrati, andrebbero integrate, in modo effettivo, con altri dati, già on line in capo all'amministraz ione, quali assicurazioni, monitoraggio valutario, anagrafica conti bancari, anche se, per quest'ultima, il dato fa solo potenzialmente parte dell'amplissima base dati teorica a disposizione dell'amministra zione. E' ovvio che avere troppe informazioni è come non averne nessuna, lo sa bene, questo, chi si occupa di organizzazione. Daltra parte non occorre confondere i concetti: un conto è avere un ampio bacino d'informazioni da cui attingere, un altro, invece, è avere davanti un cruscotto di informazioni previamente estrapolate, con un criterio guida, dalla base dati di riferimento. Il passaggio delicato è questo, saper estrapolare il dato significativo per quelle posizioni che significativame nte vanno valutate, tenendo presente che se è pur vero che l'incrocio di dati può far emergere una posizione apparentemente anonima, ancor più profiquo potrebbe essere il "metter relativamente" da parte quelle posizioni che posso catastizzare per concentrare, invece, l'analisi d'intelligence su specifiche situazioni ritenute teoricamente più a rischio. Come insegna il Prof. Lupi, le analisi sul patrimionio, inteso in senso lato, sono alquanto complesse perchè la relazione del medesimo con la sua fonte può facilmente perdersi, sia a causa del tempo e sia a causa delle modificazioni soggettive relative alla sua imputazione o titolarità (vere, simulate o interposte che siano). Perciò un trattamento informatizzato di miliardi di dati può essere ed è senz'altro utile ed indispensabile ma a patto che non si allinei su una gestione della fiscalità di massa che porta a spalmare le informazioni, in modo piatto e quindi finalisticament e inutilmente, su milioni di contribuenti.
avatar mauro
0
 
 
DALL'AUTOLIQUID AZIONE ALL'AUTOCONTROL LO
Qualcuno, "non ricordo più chi", disse che le rivoluzioni epocali sono
quelle silenziose, che avvengono, cioè, lentamente,
impercettibilem ente, senza che nessuno se ne accorga. Il passaggio
dall'imposizion e officiosa alla c.d. autoliquidazion e del tributo non
è stato, però, così. Diversamente, invece, l'approdo alla
determinazione analitico aziendale: forse nessuno l'avrebbe
lucidamente constatato se non ce lo avesse fatto notare, in modo
alquanto argomentato, il Prof. Lupi. Probabilmente un qualche cosa di
simile potrebbe avvenire, con il dovuto tempo e gradualismo, per
l'autocontrollo, ossia per il verifica del rispetto degli obblighi
formali e sostanziali effettuata dallo stesso contribuente attraverso
soggetti terzi, rispetto all'Amministraz ione, da questi delegati. Tale
controllo, mi pare si possa già concludere, si limiterà al "regime
giuridico del dichiarato" in quanto la lotta all'evasione sostanziale
non può che passare attraverso la progressiva consolidazione di regimi
paracatastali di determinazione del reddito, da una parte, e la
formazione, in capo al Fisco, di strutture di intelligence capaci di
approcciarsi alla fiscalità della grande impresa, anche
transnazionale, dall'altra I primi segnali di questo nuovo modo di
procedere si sono avuti con l'introduzione del visto leggero e
pesante, comunque mi pare, sino ad ora, poco gettonato, in quanto
facoltativo. Oggi, invece, con l'avvento obbligatorio della
certificazione dei crediti iva, superiori ad una certa soglia, si
richiede una qualche cosa in più al contribuente: si crea un vero e
proprio "onere" a suo carico (la cui accezione civilistica, mi sembra,
calzi perfettamente). Se egli vuole fruire del credito deve prima
certificarlo, appunto, con l'intervento di soggetti esterni che diano
alla stessa Amministrazione le garanzie sufficenti di un operato
imparziale. I profili di criticità sono diversi: dal costo di questo
servizio alle difficoltà, che così si introducono, all'effettivo
esercizio del diritto di detrazione iva (principio caro, questo, alla
Corte di Giustizia Europea). Comunque quel che qui interessa cogliere
sono i "segnali" di una eventuale futura evoluzione che potrebbe
subire il rapporto fisco - contribuente in tema di contralli, ed al
riguardo non si può fare a meno di constatare che l'Amministrazio ne,
di fatto, mai potrà, comunque svuotarsi del suo ruolo attivo
concretizzantes i nella, tanto cara, ai classici, "potestà
amministrativa d'imposizione".
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